18 Maggio 2024
Le città dell’Unesco in provincia di Catania
Grande visibilità per i territori dell’Etna e del Barocco. Acireale alla ricerca di una identità
Una bella notizia per i comuni della provincia di Catania in area Unesco. Sono 23 e beneficeranno del piano di riparto della riserva destinata, nell’ambito dei trasferimenti regionali per l’anno 2024, ai Comuni siciliani in cui insistono siti Unesco e a quelli i cui territori fanno parte dei geoparchi Unesco. Tutto ciò in virtù dell’art.2 comma 16 della legge regionale 1/2024. Lo stanziamento è di 2 milioni e 500 mila euro.
Dei 58 comuni della provincia etnea, venti si trovano nel vasto territorio del Monte Etna, iscritto nella World Heritage List dal 2013
Si tratta di Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Santa Maria di Licodia, Sant’ Alfio, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea. Gli altri tre sono Caltagirone, Catania e Militello che rientrano nelle Città tardo barocche della Val di Noto, patrimonio Unesco dal 2002.
Sono sette complessivamente i siti siciliani che fanno parte del patrimonio materiale dell’Unesco
A questi si aggiungono quattro ambiti di patrimonio immateriale: l’arte dei muretti a secco, la vite ad alberello di Pantelleria, la dieta mediterranea e l’Opera dei Pupi.
Non c’è però Acireale tra i siti Unesco della provincia
Non volendosi unire al circuito delle città barocche della Val di Noto rimase fuori nel 2002, pur avendo avanzato una autonoma candidatura che però all’Unesco sostengono di non aver mai ricevuto. Nel 2016, grazie al Lions Club, fu avviata una interlocuzione con l’ambasciatore Ray Bondin per valutare l’ammissibilità all’Unesco di Timpa e Gazzena, ma il Comune poi si fermò e decise di non andare più avanti.
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