02 Dicembre 2018

Olanda, la messa infinita per salvare i rifugiati armeni

Si svolge giorno e notte dal 26 ottobre nella chiesetta di Bethel all’Aia una messa infinita per salvare dall’espulsione una famiglia di rifugiati armeni.

La messa è finita? No no state comodi si continua…

Non mancano ai preti i modi per allungare una messa. Tra omelie, letture di testi sacri, preghiere e altro ancora, una messa può diventare veramente lunga. Ma quella che si sta svolgendo nella chiesetta di Bethel all’Aia, in Olanda è una messa infinita. Il sacerdote Alex Wicke, però non è a caccia di un primato. La notizia, che è apparsa nell’edizione cartacea del 1 dicembre 2018 sul il Giornale a firma della collega Manuela Gatti, ha dell’incredibile. Il parroco giorno 26 ottobre vede entrare nella sua chiesa 5 componenti della famiglia Tamrazyan di origine armena. Fuggono dalla polizia che gli sta dietro per espellerli dal paese. Il parroco ha un’idea geniale: allungare la messa, o meglio renderla infinita. Finché, infatti, la funzione è in corso le forze dell’ordine non possono intervenire. Così la famiglia è protetta all’interno della struttura ecclesiastica.

L’Olanda li vuole espellere , ma non può finché dura la messa

La famiglia  Tamrazyan è composta, come riportato sul quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, dai due genitori e da tre figli di 21,19,14 anni. In Armenia il padre è un attivista politico ed era stato minacciato di morte. Da qui la fuga in Olanda 9 anni fa. L’Aia concede l’asilo politico. Il governo fa ricorso contro questa decisione, e alla terza la spunta. A questo punto i Tamrazyan sono irregolari e arriva il decreto di espulsione. Passano giorni da incubo, fino a che la parrocchia protestante di Bethelkerk non li invita all’interno della struttura ecclesiastica. La famiglia armena accetta e ora vivono di un appartamento all’interno della chiesa. Il parroco, Alex Wicke, ha l’idea della messa perpetua, così da evitare l’intervento delle forze dell’ordine.

A turno più di 450 preti a recitare sermoni e cantare

Wicke ha raccontato, cosi come riferito da Manuela Gatti nel suo articolo su Il Giornale che “Ho copiato e incollato in un unico documento le liturgie degli ultimi 10 anni”. L’attenzione sull’avvenimento è cresciuta ed ora vi sono più di 450 preti che si danno il turno per partecipare alla messa infinita. Il sacerdote, ha riferito di avere ricevuto aiuti da tutte le parti del mondo. I sermoni che si recitano sono ora in inglese, tedesco e francese. “È commovente – ha detto Wicke- vedere persone che liturgicamente non hanno niente in comune, darsi il cambio per la causa”.

L’appello di Hayarpi Tamrazyan: “Siamo innocenti”

I Tamrazyan non hanno voluto mai incontrare la stampa, ma a settembre la figlia maggiore Hayarpi, su Twitter ha raccontato la sua storia. In un video la ragazza armena fa un appello agli olandesi per intervenire in loro aiuto. Per la legge olandese, è previsto che si possano fare delle eccezioni sull’espulsione se le famiglie abbiano vissuto per almeno 5 anni in territorio olandese. Questo è esattamente il caso dei Tamrazyan ora ospiti alla Bethel. Il governo olandese non cede un millimetro sui suoi passi e non aspetta altro che il momento per poter eseguire l’espulsione, nonostante la resistenza passiva della famiglia Tamrazyan, appoggiati dalla comunità nazionale ed estera. Intanto Hayarpi ha parlato “Siamo innocenti”, dice, e qualcuno deve darle prima o poi una risposta.

 

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redazione

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