26 Ottobre 2024
Società narcisistica senza solidarietà: il commento di Lina Gandolfo
Secondo la Treccani la solidarietà è “su un piano etico e sociale, il rapporto di fratellanza e di reciproco sostegno che collega i singoli componenti di una collettività”.
Si tratta cioè di un sentimento che nasce da un sentire comune; ma la sociologia ci dice che un effetto collaterale della modernità è purtroppo un attenuarsi della coesione sociale. Su un piano generale, osserviamo che le reti di relazioni umane stiano mostrando una fragilità difficile da controllare e sostenere. Sembra quasi che si stia perdendo di vista il senso del divenire persona in relazione agli altri. Quando la visione del mondo è mediata da uno schermo, grande o piccolo che sia, il rischio che si rinunci a “sentire” gli altri è elevatissimo. Cosa resta della solidarietà, allora? Si rimane prigionieri di sé stessi, di un narcisismo che diviene l’unico “specchio” del proprio stare al mondo costruito inseguendo le dinamiche proprie dei social.
In questo universo freddo e solitario, costruito a propria immagine, ciascuno parla, si confronta e rinasce ogni volta attore e regista di un solo mondo, quello individuale.
Guardare sembra essere l’elemento che accomuna l’atteggiamento di molti, giovani e meno giovani, nei confronti della vita: si sta a guardare ciò che accade, sia che si tratti di fatti minimi sia che si tratti di stare lì, in mezzo agli accadimenti, senza però vedere davvero lo svolgersi persino di una tragedia, come accaduto in via Etnea durante l’ultimo temporale.
Non a caso la ragazza che impavidamente ha affrontato la piena per allontanare un uomo dalla furia dell’acqua, ha dichiarato di avere sentito di fare, di fare e non solo di guardare.
Ha sentito che era giusto aiutare, quando tutti gli altri astanti registi filmavano e commentavano, quasi si trattasse di una finzione cinematografica.
di Lina Gandolfo, docente e scrittrice