19 Maggio 2024
Rigenerare i quartieri senza imitare altre città
Di rigenerazione urbana si parla spesso senza considerare la dimensione socioeconomica e relazionale che è cruciale.
In particolare in una città come Catania, che si trova in un punto di svolta della sua storia urbanistica.
Rigenerare è la parola chiave
La città non dovrebbe scimmiottare modelli distanti e nemmeno così desiderabili (come Milano che, dietro la superficie scintillante, cela disuguaglianze crescenti); né inseguire certe mitologie di sviluppo, perché non si può vivere di solo turismo né si può immaginare un centro storico svuotato di turisti e déhors.
Sfruttare le opportunità attuali, finanziarie e progettuali
In quartieri come San Berillo, Antico Corso o Librino, dovrebbe implicare il coraggio di declinare localmente l’idea di “diritto alla città” di cui parla Lefebvre, per una riappropriazione di tempi e spazi urbani che restituisca il senso di una palingenesi non confinata alla dimensione materiale della città, ma che agisca nelle sue dinamiche relazionali tra gli abitanti e gli spazi del quotidiano.
Come ha dichiarato lo studioso Richard Sennett
È necessario rigenerare, integrare il sapere tecnico di urbanisti e architetti con le competenze delle scienze sociali. Le città devono essere non solo più belle ma soprattutto più giuste: la giustizia spaziale è centrale per ridistribuire i vantaggi degli interventi di rigenerazione in modo equo e sostenibile. E a Catania lo si può e deve fare attivando gli scambi e le connessioni tra saperi e interessi, sollecitando i cittadini a esercitare il loro diritto all’attività partecipante e a co- progettare la città che vorrebbero.
di Teresa Graziano, Docente associato di Geografia economico-politica corso di laurea in Pianificazione e Sostenibilità ambientale