07 Maggio 2024
“Doc” da giovedì al Teatro Musco
In scena la nuova divertentissima commedia “Doc – Disturbi ossessivi compulsivi”. Si chiude nel segno delle risate il cartellone 2023/2024 al Teatro Angelo Musco.
Con la regia di Antonello Capodici e un super cast capitanato da Gino Astorina, con Eduardo Saitta, Plinio Milazzo, Verdiana Barbagallo, Katy Saitta, Lucia Debora Chiaia e Maria Chiara Pappalardo.
Debutto giovedì 9 maggio alle 19
Repliche venerdì 10 (alle 21), sabato 11 (alle 17.30 e alle 21), domenica 12 (alle 18), venerdì 17 (alle 21), sabato 18 (alle 18.30 e alle 21), domenica 19 (alle 18), venerdì 24 (alle 21), sabato 25 (alle 17.30 e alle 21), domenica 26 (alle 18). Le scene sono di Salvo Manciagli, i costumi della sartoria del Teatro Angelo Musco.
Vagamente ispirato ad alcuni classici della letteratura teatrale di genere
“Doc” è la rappresentazione plastica di una condizione comune. Oggi, tutti sappiamo cosa è un disturbo ossessivo compulsivo (acronimo che, in questo caso, allude tanto al disturbo quanto al medico chiamato a curarlo) e tutti orecchiamo termini pseudo-scientifici come “disagio”, “sindrome” o “patologia”. Nessuno – oggi – si permetterebbe di tacciare come “melanconia”, la depressione; né come “bizzarria umorale”, il bipolarismo.
Pillole di regia
“Ed è un segno positivo (fra i pochissimi) dell’epoca moderna – sottolinea il regista Antonello Capodici -. Malanni che vanno affrontati e curati, alla stregua di una frattura o di un’allergia. Acciacchi dell’anima, esterni alla nostra condizione, esattamente come il diabete o l’ipertensione. Va da sé che una certa esagerazione e una certa moda abbiano portato – insieme a questa giustissima percezione – una dose consistente di esagerazioni, fraintendimenti e idiosincrasie: e lì, dove il troppo comincia a stroppiare, ecco che il grottesco prolifera. Il paradosso, il ridicolo, il vezzo ed il “tic” – prosegue Capodici – diventano cibo prelibato per la satira e l’ironia. In una parola, diventano teatro. Sin dai tempi di Molière, l’affettazione della malattia, diventa uno specchio formidabile delle debolezze e delle derive antropologiche, che una società è chiamata ad attraversare.
E tuttavia, giacché ogni epoca è, nella sua sostanza interna, un’epoca unica e particolare – aggiunge il regista – anche la nostra, presenta elementi di assoluta novità. Il disturbo psicologico, il disagio di alcuni comportamenti, la patologia anche invalidante dalla quale germina il “Doc”, sembrano essere più che semplici mode. Sembrano (o sono) disperati tentativi di richiamo. Giganteschi specchietti per allodole. Camuffamenti della solitudine, che una condizione storica mai così spietata, trasforma in rapaci ferite del cuore.
Ci salverà un bugiardino, dunque? Cinque gocce di un ansiolitico qualunque? Una seduta di terapia? Da soli o in gruppo?
E ancora: cosa cerco in un terapeuta? Cerco un amico? Un prete? Il Maestro perduto in un’aula remota dell’infanzia? Un padre? Un genitore? Un Guru? Un influencer? Insomma, chi è il nostro misterioso Doc, super-galattico luminare dei disturbi ossessivo compulsivi?
Se venite al Musco – conclude Antonello Capodici – lo scopriamo insieme. E, scusateci, se nel frattempo vi facciamo ridere. Ma ridere tanto. Tanto tanto, ridere. Un po’ “politicamente scorretto”, certo. Ma che ci possiamo fare: è più forte di noi”.