21 Aprile 2024

Piana di Catania, perché non dar vita a un dissalatore?

Piana di Catania, perché non dar vita a un dissalatore?

La siccità sta mettendo a dura prova le imprese. Serve una vera e propria strategia irrigua.

Asec Trade S.r.l.

Si estende per oltre 43.000 ettari e tocca le province di Catania, Siracusa ed Enna. È la Piana di Catania, una delle più estese del Sud. In questa area vi insistono non meno di 5.000 produttori agrumicoli perché la coltivazione delle arance è prevalente, ma ci sono pure gli oliveti. Spingendosi verso la parte ennese, si riscontrano le coltivazioni cerealicola e leguminosa.

Attraversata per tutta la sua lunghezza dall’A19 Catania-Palermo e dalla strada statale 192, nonché dalla ferrovia RFI, la Piana di Catania è afflitta dal problema della siccità. Ha piovuto poco quest’anno e così pure negli anni passati; i servizi idrici assicurati dal Consorzio di Bonifica, non sempre regolari, sono insufficienti a soddisfare un fabbisogno che, per coltivazioni come gli agrumi che necessitano di acqua, è sempre crescente e molto oneroso.

La costruzione di un dissalatore potrebbe essere una soluzione intelligente, come chiedono da tempo gli esperti e fra questi Corrado Vigo, già presidente regionale degli agronomi siciliani. In Egitto, ormai uno dei più temibili concorrenti nella produzione agrumicola, ne hanno costruito alcuni da 150 milioni di metri cubi all’anno. Con le risorse del PNRR, realizzarne uno in prossimità della costa, garantirebbe continuità di fornitura dell’acqua anche tenuto conto del fatto che portarla fino alla Piana è compatibile con la preesistente rete di condotte. Nel frattempo, qualche imprenditore privato ha provveduto autonomamente alla costruzione di mini-dissalatori, attingendo a falde acquifere con elevata salinità presenti nella Piana. Garantendosi un buon approvvigionamento, è riuscito così a far fronte alla siccità e ai problemi di emungimento dell’acqua.

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Rosario Faraci

Rosario Faraci