20 Aprile 2024
Il buio dopo l’oblio al Museo dello sbarco 1943
Il Museo dello sbarco 1943 sempre più trascurato: non si provvede neanche all’ordinaria manutenzione.
“Bello, ma al buio. Peccato”. E’ il messaggio che ci ha inviato, insieme alle foto che pubblichiamo, uno sfortunato visitatore del Museo dello sbarco 1943, alle Ciminiere di viale Africa. Sfortunato perché non essendo catanese, probabilmente non avrà un’altra occasione per riuscire a vedere meglio, cioè con l’illuminazione completamente funzionante, le vetrine e le sale dell’esposizione sull’Operazione Husky, che, con la conquista della Sicilia e il successivo armistizio di Cassibile, fu l’inizio della fine dello strapotere nazista in Europa. Purtroppo, il Museo, inaugurato poco più di vent’anni fa, mostra tutti i segni del tempo, ma soprattutto l’incapacità di gestirlo e valorizzarlo come dovrebbe, invece, essere fatto. Anzi, il generale e consolidato disinteresse per un’offerta culturale di grande valenza storica, per i materiali e i documenti esposti, di rilevanza nazionale, è stato ed è il filo conduttore delle ultime gestioni “politiche”, quando esisteva ancora il presidente della Provincia regionale, di quelle commissariali volute dal presidente della Regione Rosario Crocetta e perpetuate dal successore Nello Musumeci, fino ai sindaci bifronte, costretti a dividersi tra Palazzo degli elefanti e, con pochissimo entusiasmo, e il Centro direzionale Nuovaluce.
Gli occasionali eventi spot (vedi le recenti manifestazioni per l’80° dello sbarco), una rondine ogni cinque anni non fa primavera, sono stati ben al di sotto del minimo sindacale per un Museo che dovrebbe rappresentare un’opportunità di conoscenza per gli studenti, non solo del territorio, di attrattiva turistica, considerata anche la vicinanza al porto e al centro storico. Invece, malgrado la buona volontà dei diretti addetti alla struttura museale, nessuna attività seria di promozione, neanche a livello locale, è stata mai intrapresa per rendere la struttura viva e vissuta. Come evidenziato qualche numero fa dal professore Rosario Faraci non è mai stato aperto uno shop per la vendita di gadget, che nei musei di tutto il mondo raccolgono una quota significativa degli incassi, oltre il biglietto d’ingresso.
Affidare il merchandising a una società esterna significherebbe creare opportunità di lavoro, rendere il Museo più attrattivo e aumentare le risorse per la Città metropolitana che, così, potrebbe contribuire a sostituire le lampadine fulminate (compito che spetterebbe alla società partecipata alla quale è devoluta la manutenzione). Forse è un progetto troppo complesso per la classe politica e amministrativa attuale che non pensa neanche a redigere lo statuto del museo, eppure sarebbe il minimo per far uscire dal buio dell’oblio il Museo dello sbarco 1943.
Daniele Lo Porto
Daniele Lo Porto (OdG Sicilia N^ 50259) Classe 1959. Giornalista professionista dal 1992. Sono stato capo dell'Ufficio stampa della Provincia regionale di Catania e redattore di Telecolor. Dal 1984 corrispondente del Giornale di Sicilia, dal 2020 di Tgs e di Freepressonline. Nel 2008 nominato Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.