06 Aprile 2024
I personaggi a soggetto di Orofino
Andato in scena ieri sera presso il Piccolo Teatro della Città di Catania lo spettacolo “Quesa sera si recita a soggetto”, riadattamento dell’opera pirandelliana a cura della regia di Nicola Alberto Orofino.
Si assiste ad una trasposizione tra realtà e fantasia. Nel corso della rappresentazione lo spettatore si interroga sul limite esistente tra ciò che è finzione (il teatro) e ciò che viene percepito come corrispondente al vero (la realtà). Nell’opera di Luigi Pirandello i personaggi occupano prepotentemente la scena così, dimenticandosi della recitazione, collocano nel proprio atto attoriale emozioni, sensazioni ed espressioni che li rendono vivi e non più meri personaggi di finzione. Se la fantasia sul palcoscenico attraversa scena dopo scena – accompagnata da un gioco di luci e chiaroscuri ben equilibrati – lo stesso non si può dire della realtà che confonde il pubblico in sala.
Sebbene scritto negli anni venti del ‘900 possiamo definire l’adattamento contemporaneo, attuale e comprensibile. Miko Magistro, sapiente interprete del Dottor Hinkfuss, prepara il fruitore a ciò che si appresta a vedere in scena, spiegando in un arzigogolato e fitto monologo – quasi a giustificarsi – l’opera e la scelta di regia. Il vero colpo di scena sono gli attori che recitano a soggetto. Un operazione meta-teatrale.
Chi varca il proscenio sa per certo come gli attori si preparino con accuratezza per i ruoli che gli vengono assegnati, cercando di entrare in empatia – laddove sia possibile – con il proprio personaggio. In questa rappresentazione la richiesta del Deus ex machina va ben oltre questo training, richiedendo all’attore di interpretare la propria parte limitandosi alle note di regia. Successivamente gli attori prendono possesso dello spettacolo con anima e corpo, a quel punto il regista non può far altro che limitarsi ad osservare, come uno spettatore qualsiasi.
Il dramma della storia si ritrova proprio in questo nodo, quando gli attori rendono quanto più reali i loro personaggi facendo prevaricare la realtà sulla finzione. In un mondo in cui la violenza, la sofferenza e la tristezza predominano, l’animo umano viene scalfito dall’interpretazione del singolo, che urla la propria condizione, cercando di essere amato, capito ed ascoltato. I due casi più rilevanti sono proprio quelli di Mommina, interpretata da Egle Doria e di suo padre Sampognetta, interpretato da Luca Fiorino. I due sono le vere vittime del meta-teatro. La prima, attrice e cantante dalle ottime qualità, zittita dalla bravura dei colleghi e dall’amore fatale per Rico Verri, interpretato da Giovanni Arezzo; il secondo, padre e marito silente, che s’innamora della libertà e della sofferenza decantata dalla Chanteuse, la cui voce di Giorgia Faraone tocca il registro più profondo della malinconia dello spettacolo. Mommina e Sampognetta, oppressi dalla realtà, distruggono le aspettative del Dottor Hinkfuss e diventano capro espiatorio della trasformazione dell’irreale in reale. La sofferenza dell’animo è palpabile prima in Sampognetta quando la famiglia lo abbandona, poi nella ferocia di Verri nei riguardi della promettente Mommina.
INTERPRETI
Miko Magistro
Giovanni Arezzo
Barbara Gallo
Luca Fiorino
Egle Doria
Lucia Portale
Anita Indigeno
Eleonora Sicurella
Vincenzo Rica
Daniele Bruno
Alberto Abbadessa
Luigi Nicotra
Alessandro Chiaramonte
Giorgia Faraone
Carmelo Incardona
Amedeo Amoroso
Grazia Cassetti
Chiara Di Gregorio
Iris Concetta Lombardo
REPLICHE
Sabato 6 aprile ore 17:30
Domenica 7 aprile oe 17:30
Giovedì 11 aprile ore 17:30
Venerdì 12 aprile ore 17:30
Sabato 13 aprile ore 21:00
Domenica 14 aprile ore 17:30
Info: 334 5683715