05 Aprile 2024
Teatro Stabile, “Il Mercante di Venezia” è tutt’oggi un successo
Dramma in 5 atti di William Shakespeare andato in scena ieri sera presso il teatro Stabile di Catania con la regia e l’adattamento di Paolo Valerio e la tradizione di Michele D’Amico, rappresenta il vero e proprio dramma non politically correct e poco inclusivo di cui non sapevamo d’aver bisogno.
Il “Mercante di Venezia” (The Merchant of Venice) è un dramma di William Shakespeare, scritto probabilmente tra il 1596 e il 1598. Circa quattrocento anni dopo viene ancora rappresentato in un mondo in cui la necessità dell’inclusione tende ad azzittire i nostri giudizi sull’umanità. Portare in scena una delle opere più taglienti e meno censurate della storia della letteratura mondiale potrebbe essere un’ottima idea per limitare il finto perbenismo: questo è quanto è accaduto nell’adattamento teatrale.
Shylock, colui il quale tiene le redini dello spettacolo, magistralmente interpretato da Franco Branciaroli – non nuovo nel rivestire i panni di importanti personaggi delle opere shakespeariane -, rappresenta il lato più oscuro e denigrato della società. L’antisemitismo che si respira, battuta dopo battuta, sofferenza dopo sofferenza, da parte dell’usuraio veneziano, non si limita a rappresentare un periodo storico ben delineato, ma sottolinea l’importanza di come prestare attenzione a certe tematiche – anche e soprattutto alla luce dei conflitti mondiali del nostro tempo – possa invogliare maggiormente lo spettatore dal comprendere l’intensità del personaggio. Un personaggio che non fatica a prendersi la scena, in una trama fitta ed intricata, piena di personaggi ben delineati e che rappresentano l’opposto per eccellenza. Se da una parte troviamo l’avidità, la cattiveria e la trascuratezza di Shylock, dall’altra parte Antonio, il mercante che chiede aiuto per il giovane amico Bassanio ed interpretato da un pungente Piergiorgio Fasolo, colui il quale è portatore di bontà, di altruismo e di una forte malinconia alla vita.
Il dualismo di questi due personaggi è quanto di più attuale si possa mettere in scena e quanto di più giusto possa essere utilizzato per fare in modo che lo spettatore, mosso da sentimenti contrastanti, possa avere empatia verso le disgrazie del personaggio considerato come l’antagonista della vicenda, ovvero Shylock.
La trama della storia è però legata ad una vicenda d’amore, Bassanio innamorato della bella e ricca Porzia, desidera raggiungere Belmonte per poterla chiedere in sposa. La giovane, dal canto suo, vanta non pochi pretendenti che vengono costantemente messi alla prova, la prova dei tre scrigni, in cui si dice – almeno in uno di essi – si trovi il ritratto della bella, solo colui il quale saprà scegliere con saggezza, avrà la mano della ricca nobildonna. In un rocambolesco susseguirsi di eventi amorosi, di fughe romantiche, di bei sentimenti d’amicizia, ritorna in auge la diatriba tra Shylock ed Antonio, il quale divenuto indigente non potrà saldare il proprio debito e richiede l’aiuto persino del Doge. Shylock per quanto abbia ragione e ritrovi dalla sua parte la legge, si ritrova vittima di una macchinosa e ben strutturata trame legale, il vero colpo di scena della storia, non nuova alla penna del Bardo, soprattutto nel gioco sottile del travestimento – un tropo che si ripeteva spesso nel teatro Elisabettiano, giacché i ruoli erano totalmente affidati agli uomini -, è la chiave della risoluzione della vicenda. Ottima nota, per aver reso bene questo passaggio, va sicuramente riconosciuta a Porzia, interpretata da Valentina Violo ed alla sua domestica Nerissa, interpretata da Dalila Reas.
Del resto come lo stesso regista Paolo Valerio afferma: «È un testo affascinante e infinito […] con il nodo della vendetta – tema ancestrale e purtroppo in questo momento storico così contemporaneo».
REPLICHE
Venerdì 5 aprile ore 20:45
Sabato 6 aprile ore 17:25 e 20:45
Domenica 7 aprile ore 17:30