14 Ottobre 2023
La caduta della casa degli Usher: la serie che rende omaggio ad Edgar Allan Poe
L’antologia dei racconti brevi del terrore di Edgard Allan Poe incontra il genio di Mike Flanagan.
Dopo gli adattamenti di “Hill House”, “Bly Manor” e “Midnight club”, Flanagan ritorna ad analizzare le dinamiche disfuzionali familiari, attraverso un universo di terrore ed angoscia che cattura lo spettatore sin dal primo frame.
Sono diversi anni che Netflix ci ha abituati ad una narrazione orrorifica più intensa di quello che fu sin dall’inizio dei tempi “American Horror Story”, utilizzando nel proprio io arsenale persino Guillermo del Toro – con la sua antologia dell’orrore “Cabinet of Curiosities” del 2022; Flanagan tuttavia ha la capacità di trasportare lo spettatore in dinamiche familiari ben note, spingendolo all’analisi complessa del singolo personaggio e della propria famiglia.
Centrale anche in questo nuovo arco narrativo è la famiglia, in questo caso la famiglia degli Usher – famoso racconto di Poe – che non si limita a narrare le vicende legate ad una singola storia, ma è un vero e proprio raccoglitore di racconti, personaggi, prosa e poesia del famoso autore.
Ogni puntata, già dal titolo, è presagio di ciò che accadrà ad uno dei personaggi, in una sequenza escatologica che si rivela essere un crescendo di paura ed aspettative di alto livello – soprattutto per gli amanti di Poe – nel vedere sul piccolo schermo alcune delle storie che hanno più colpito i lettori nei secoli.
“La caduta della casa degli Usher” ha come protagonisti Roderick e sua sorella Madeleine, intrappolati nella propria casa natia, ormai fatiscente e putrida, in cui il terrore si annida negli angoli più oscuri e prosegue lungo quella spaccatura che va dal tetto alle fondamenta; Flanagan qui inserisce abilmente sia la narrazione in prima persona, poiché la storia è narrata attraverso una confessione di Roderick, sia un nucleo familiare composto da racconti nei racconti, ma come unico filo conduttore Verna – la morte – che tira i fili di queste ormai stanche e corrotte marionette.
È proprio la figura della morte che diviene centrale nella storia, attraverso una serie inspiegabili di morti – la vera e propria caduta della casa Usher, secondo questo filo narrativo – e di racconti.
Oltre alla famiglia, infatti, principali e non affatto di poco conto, sono due tra i racconti più famosi di Poe: “la maschera della morte rossa” ed il “corvo” ( non escludiamo affatto la presenza, seppur meno centrale, di narrazioni quali: “il pozzo ed il pendolo”, “il cuore rivelatore” e “il gatto nero” ).
La maschera della morte rossa è probabilmente una delle opere più controverse di Poe, in cui l’autore ed i personaggi compiono una vera e propria danza con la morte, districandosi tra i cunicoli oscuri dell’animo e della casa dove la festa dissoluta prende piede.
Secondo il racconto originale dei nobili si rifugiano in una casa per scampare all’epidemia di peste – questo ricorda probabilmente il Decamerone di Boccaccio, ma da intenti meno nobili – e la peste trova modo di vendicarsi, disseminando caos e terrore tra i presenti. Come renderne un raccapricciante ed ormai troppo lontano sentimento di terrore dato da una delle piaghe più famose dei tempi? Attraverso la dissolutezza sessuale.
Ebbene, la morte rossa si insinua in una festa orgiastica organizzata da uno dei protagonisti e ci accompagna fino all’ultimo secondo, mutando di volta in volta ed angosciando lo spettatore costantemente.
La figura di Verna, interpretata da Carla Cugino, è la vera star della serie e conferma la bravura di quest’attrice così versatile, dall’essere sempre presente nelle opere di Flanagan. Forse in quest’ultima meriterebbe non pochi premi, per la sua interpretazione magistrale o forse Flanagan – alla sua ultima collaborazione con Netflix – ha voluto dare omaggio ai suoi protagonisti più famosi.
Se “la caduta della casa degli Usher” è un insieme di racconti di Poe, il suo cast è un insieme di personaggi famosi dei precedenti adattamenti. Ritroviamo infatti: Henry Thomas – colui che ci fece versare non poche lacrime in “Hill House”, ma che i più ricorderanno per la sua interpretazione da bambino nel film di E.T. -, T’Nia Miller – la governante affetta da problemi di memoria in “Bly Manor” -, Kate Siegel – protagonista indiscussa sia di “Hill House” che di “Bly Manor” e fortunata moglie di Mike Flanagan – e Ruth Codd, Samantha Sloyan, Zachary Gilford, Aya Fyrukawa, Rahul Kohli e Sayriyan Sapkota – direttamente da “Midnight club”.
Altri Easter eggs che strizzano l’occhio agli amanti di Poe sono: Annabelle, Lenore, Dupin e Arthur Pym – protagonisti di altre opere e di componimenti meno conosciuti – ed i nomi dei figli di Roderick, un vero e proprio tributo in chiave moderna dei personaggi delle storie di Poe.
Può quindi “la caduta della casa degli Usher” considerarsi una delle opere in piccolo schermo più riuscite degli ultimi anni? Probabilmente la formula del racconto nel racconto accattiva uno spettatore abituato al genere, uno spettatore che è anche lettore, ma per chi si approccia a questa forma narrativa per la prima volta, probabilmente vedere la serie in breve tempo potrebbe annoiarlo.
La complessa struttura narrativa è composta da un ripetitivo schema di uccisioni, suicidi e tematiche che possono annoiare, sicché forse sarebbe stato il caso di distribuirla come “Cabinet of Curiosities”, per farne assaporare meglio la bellezza.
È certo che Flanagan dopo “Hill House” ci ha abituati ad una visione che deve volutamente scuotere lo spettatore, costringendolo quasi ad un rewatch di alcune puntate o parti, così dal capire meglio ciò che ha assaporato durante la visione ed allo stesso tempo ha reso un prodotto difficile da digerire, comprensibile per chi non conosce affatto Edgard Allan Poe; con un’eccezione tra tutte, questa volta non siamo capaci di entrare in empatia con i membri della famiglia Usher, provando persino una sorta di soddisfazione per la morte di alcuni figli o dei protagonisti stessi ed empatizzando con la figura più oscura tra tutte, cioè la morte.
Se Flanagan voleva attribuire tutte le speranze di redenzione nella figura di Lenore – centrale nell’opera “corvo” – con chiari riferimenti romantici al componimento di Annabelle, forse avrebbe dovuto dare più attenzione alla piccola di casa Usher e regalarci meno dettagli letterari.
La certezza unica è che Netflix perde uno dei suoi creator più importanti e chissà dove potremo ritrovarlo in futuro.