26 Luglio 2023

L’aeroporto e il sistema di potere

L’aeroporto e il sistema di potere

Dall’incendio all’aeroporto a cosa è diventata Catania. “La città dovrebbe svegliarsi. Con definitiva risolutezza”.

Asec Trade S.r.l.

di Concetto Ferrarotto

C’è caligine nel cielo di Catania e non soltanto per i disastrosi incendi di una giornata infuocata dal vento africano.

C’è anche una nebbia diversa che non lascia intravedere e comprendere fino in fondo cosa accade da più di dieci giorni nell’aeroporto della città e nella mancanza di fornitura elettrica e di acqua.

Ad oggi non sappiamo esattamente perché l’incendio di una modesta area dell’aerostazione ne abbia bloccato quasi per intero l’operatività, non sappiamo perché non vi fossero piani di emergenza alternativi, non conosciamo i tempi reali di pieno ripristino del servizio.

Le stesse incertezze possono essere estese alla questione energia elettrica ed acqua, il meccanismo di informazione generica è pressoché identico. Ciò che colpisce, soprattutto nella vicenda aeroporto, è proprio quel restare in sospeso delle tante domande che non trovano risposte nei soggetti istituzionali. Non intendo dire degli interrogativi su come sia capitato l’incendio ma sul perché ne sia rimasta offesa l’intera struttura.

E’ una questione centrale per comprendere cosa sia diventata Catania: una città in disfunzione che non trova risposte né responsabili ma soltanto tifoserie avverse di cittadini e contrasti politici fra gli stessi esponenti della maggioranza di governo territoriale, nella quasi totale assenza di un’opposizione politica.

Nell’ordine, sfogliando giornali e pagine dei social, i catanesi si dividono tra chi mette tutti nel mucchio e si lascia andare alla solita disperazione del siamo finiti non c’è speranza meglio scappare via, e chi con abilità consumata da cosiddetti “influencer” intima che le critiche sono in odore di peccato, di lesione dell’amore per Catania, quindi sposta l’attenzione aprendo un surreale dibattito sul ponte di Messina che renderebbe ininfluenti i disagi dell’aeroporto.

Sul piano politico uno scontro fra capicorrente, la Prestigiacomo attacca, il presidente Schifani difende, il ministro Urso attacca a sua volta, il presidente che si incavola. E giù altri ministri a convocare “tavoli”, brutto neologismo per dire “riunioni più o meno dilatorie”.

Il sindaco, a guida del Comune e della Città Metropolitana, entrambi soci della SAC SpA cioè della società di gestione dell’aeroporto, si dichiara esasperato ma non fa nomi e resta nei ranghi. Infine, una palese timidezza nella stampa, con poche eccezioni.

Nell’assenza di un’opposizione politica organizzata sul territorio, tocca ad alcune associazioni di categoria alzare la voce, la CGIL, la CISL e, con maggiore forza, le associazioni degli operatori turistici e la CNA. E’ evidente che intorno all’aeroporto si stia consumando una lotta di potere ed è altrettanto evidente che per ragioni sconosciute la struttura del Fontanarossa è centrale nell’equilibrio di chi detiene l’effettivo governo della città. In sé non sarebbe scandaloso, ogni territorio ha un suo gruppo di potere che detta la linea e che tende a preservare il suo stesso potere.

Anche il silenzio di alcuni soggetti non sarebbe di per sé scandaloso, la città è piccola, ci si conosce un po’ tutti e possono esservi amicizie o interessi intrecciati. Ciò che scandalizza è l’enorme trasversalità del potere catanese; il soccorso spontaneo di cosiddetti opinionisti di ogni estrazione politica che ironizzano per poi minimizzare; la perpetua intangibilità di quel potere a fronte di disastri che creano concreti danni materiali alla popolazione; il silenzio di buona parte dell’opposizione, che non si muove o si muove in ritardo, al punto da far sospettare di un possibile consociativismo. Anche il lamento totale è ormai scandaloso, perché esprime una semplice ribellione rabbiosa, facile a spegnersi, anzi facile a dimenticare per riadagiarsi sull’andazzo quotidiano.

La città dovrebbe svegliarsi ed essere in rivolta, che è cosa diversa: è la capacità di dire No, non ci sto. Con definitiva risolutezza. Dovrebbe chiedere il chi e il cosa, il come e il perché: con fatti e nomi. Sempre, per ogni problema: dalla spazzatura all’acqua, dall’aeroporto alla metropolitana, dal porto ai giardini pubblici. Bisogna chiedere di conoscere gli atti amministrativi sui progetti e sulle soluzioni ai problemi. Chiedere un dibattito pubblico, con un Consiglio Comunale che si rivolga alla cittadinanza, che la informi. Chiedere per sapere, per reagire. Perché c’è una città da risollevare e un’intera classe dirigente da mettere sotto esame, immediatamente.

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redazione

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