14 Luglio 2023

Donne, criminalità e detenzione: un tema ancora largamente sconosciuto

Donne, criminalità e detenzione: un tema ancora largamente sconosciuto

Presentato ieri pomeriggio, nella suggestiva cornice del Bastione degli Infetti a Catania, il libro “Tutte le cose che ho perso” della giornalista e scrittrice catanese Katya Maugeri. 

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Ospitata dal comitato popolare Antico Corso e organizzata dalla casa editrice indipendente Villaggio Maori Edizioni con cui l’autrice ha già pubblicato “Liberaci dai nostri mali” nel 2019, la presentazione è stata una preziosa occasione per discutere di criminalità e detenzione femminili. 

Si tratta di un tema che – nonostante la sua rilevanza per i numerosi e delicati profili connessi all’esperienza carceraria, come ad esempio il recupero dalla dipendenza di droghe e la salute mentale delle detenute – rimane ancora largamente ignorato, probabilmente per l’esiguità dei numeri. Secondo quanto riportato dal primo rapporto sulle donne detenute in Italia da Antigone, infatti la criminalità femminile è al 18,3% del totale, le detenute sono il 4,2%. A parte la diversa matrice dei reati commessi dalle donne rispetto agli uomini, la più plateale conseguenza di questi numeri è la concezione maschio-centrica delle carceri, con una concezione degli spazi e delle attività che riflette ancora la cultura militaresca dominante trasferita pure negli ambienti detentivi.

Ieri pomeriggio, a conversare con l’autrice è stato il giornalista e docente universitario Rosario Faraci. Numerose e varie le domande poste a Katya Maugeri, anche in occasione del vivace dibattito che si è aperto a conclusione della presentazione, con l’intervento di diverse donne presenti in rappresentanza del mondo dell’associazionismo, del giornalismo, della cultura e delle professioni. 

Segno questo che il tema della detenzione femminile, ancora poco conosciuto e fortunatamente sdoganato da alcuni lavori di indagine e di approfondimento come quello della Maugeri,  suscita grande interesse, soprattutto per i profili di umanità connessi alle figure di queste donne “piene di moltitudini”, segnate da violenze pregresse e da condizioni di vita familiare difficili, ma profondamente consapevoli delle loro scelte di delinquere, siano esse legate al traffico e al consumo degli stupefacenti oppure all’affiancamento alle associazioni di stampo mafioso.

Alcuni brani del libro “Tutte le cose che ho perso” sono stati letti dall’attrice Donatella Marù, presente all’incontro, insieme al marito, attore e regista Antonio Caruso, che al Giardino Scidà di Catania il prossimo 19 luglio, con replica il 20 luglio, in occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio, proporranno, in forma di reading, tre atti unici dello stesso Antonio Caruso: “La Motivazione”, “Antimafia? Sì grazie, due zollette”, “Lontano le urla”. Il reading è organizzato dal centro culturale e teatrale Magma e sarà diretto da Salvo Nicotra

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redazione

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