03 Giugno 2023

Nicola Micali, la scultura fra terra e mare

Nicola Micali, la scultura fra terra e mare

Nicola Micali, scultore e illustratore non è il classico “figlio d’arte” col percorso segnato da piccolo. Non è nemmeno un accademico. È un artista che, semplicemente, si è fatto sopraffare dalla voglia di creare che è diventata sempre più una missione, una passione, un chiodo che assorbe tempo, corpo e mente. Le sue sculture lo testimoniano: la robustezza del ferro diventa leggera e morbida nelle linee da lui modellate. La densità trapela dai simboli che parlano di noi, che cerchiamo un senso nel nostro vagare quotidiano. 

Quanto hanno influito gli studi che hai fatto nel tuo percorso creativo? 

I miei studi accademici non hanno influito su quello che faccio. 

Anche se da sempre c’è qualcosa che mi spinge verso l’arte. Ho sempre disegnato e fatto piccole sculture, inizialmente acerbe. Ho iniziato col lavorare il legno utilizzando pezzi di scarto che prendevo da un falegname. Tuttavia sentivo di voler fare qualcosa di diverso. 

E hai iniziato ad avvicinarti al metallo.. 

Esatto. Quando ho cominciato ad avvicinarmi al metallo, al ferro e alle tecniche di forgiatura, lì davvero si è accesa la fiamma.

Colapesce, ferro e rame

Qualcuno in famiglia è fabbro o ti ha indirizzato in questa pratica? 

No. Quando ho iniziato, ormai un po’ di anni fa, non avevo nessuna esperienza e non c’è nessuno in famiglia che sappia lavorare il metallo. Ho sviluppato la tecnica soltanto spinto dalla necessità di creare le mie opere. 

E com’è andata, senza alcuna esperienza? 

Io pur di farlo mi sono inventato la tecnica. Quando ho iniziato ovviamente gli intoppi sono stati tantissimi: ho dovuto fare una ricerca sui materiali e sulle tecniche di lavorazione. Ho chiesto in giro, andavo per i mercatini di tutta Italia per cercare attrezzi antichi a cui dare nuova vita. Molte cose me le ha regalate il mare. 

In che senso? 

Facevo tanti chilometri per recuperare materiale in spiaggia. Inoltre ho sempre praticato immersioni in apnea e con le bombole: sui fondali ho trovato molti oggetti, senza valore, che per me sono diventati strumenti di lavoro fondamentali. Molti anni fa, ad esempio, ho visto un pezzo di binario ferroviario sott’acqua, di circa un metro e mezzo. L’ho trascinato fino alla riva, ribaltandolo e prendendo aria e ancora ribaltandolo, fino alla spiaggia. Ci ho ricavato un’incudine, la prima con cui ho iniziato.

Nicola Micali al lavoro nel suo studio

Ho visto che sei anche un bravo illustratore. Che rapporto c’è fra i tuoi disegni e la scultura? 

Mi comporto diversamente quando affronto le due cose, anche se comunicano molto fra loro. Quando scolpisco e disegno perdo ogni forma di cognizione temporale. Però mi esprimo molto più liberamente con la scultura, la mia vera passione. 

Ci sono artisti in particolare a cui fai riferimento? 

Sono rimasto incantato dalle litografie di Doré, mi piaceva moltissimo l’atmosfera che si creava con quelle linee. Da lì mi è presa di voler fare quel tipo di disegno e utilizzare quella tecnica. Ma in quel momento non avevo i mezzi per una litografia. Così ho iniziato a lavorare a china e ho trovato il mio mondo, nell’illustrazione. Per la scultura più che ad altri artisti ho fatto riferimento ai miti della mia terra, da Efesto ai Ciclopi e, soprattutto, Colapesce. 

L’esperienza che ti ha segnato di più? 

Forse il Concorso Internazionale di Scultura in ferro. Lì ho dovuto preparare l’opera in due giorni ma da quel momento si è aperto un grande filone di sculture legate al mondo della barchetta origami. Un’altra esperienza importante è stata conoscere Walter Tacchini, con cui abbiamo condiviso la creazione di una sua opera enorme a La Spezia. Non solo Walter ha capito le mie opere ma ha aiutato anche me a comprendere meglio il mio lavoro. Lui sta organizzando una mia mostra incentrata sui demoni del subconscio umano, che si manifestano attraverso le mie maschere. 

Breccia, dalla serie di sculture ispirate all’origami

Mostre qui in Sicilia? 

La mostra che a breve si inaugurerà a Messina, dove dialogano scultura e illustrazione. Sono partito da Colapesce che, come accennavo prima, è una fra le mie leggende preferite. Poi Scilla e Cariddi, Cerere, Efesto.. mi piacerebbe, soprattutto le sculture legate ai miti del territorio catanese poterle portare lì, da dove vengono e continuano a risiedere, nei racconti e nell’arte. 

Illustrazioni di Efesto e Colapesce
Ultimo aggiornamento

Mari Cortese

Mari Cortese

Mari Cortese docente, redattrice e content creator per i social. Appassionata di enogastronomia, tradizioni e arti visive.