28 Giugno 2022
Catania è patatrac rifiuti
Catania rischia di avere un non servizio offerto ai cittadini più caro di sempre, quello dei rifiuti Domani si vota per l’aumento della Tari, già la più cara d’Italia. Ecco i retroscena dietro la delibera. Nel contempo la malavita organizzata aspetta.
Dopo una gestione con tantissimi bui, poche ombre e quasi nessuna luce, quella dei rifiuti a Catania rischia di passare alla storia come un fallimento politico senza precedenti. Domani con una delibera viene chiesto al Consiglio comunale di approvare un aumento delle tariffe Tari del 18%. A tempo di Covid, e crisi energetica è come sparare alla Croce Rossa, visto che la proprio la tassa sulla spazzatura a Catania è la più alta d’Italia e senza che nei fatti sia svolto alcun servizio degno di questo nome. La città è stata trasformata in un’autentica discarica a cielo aperto, che prende ogni tanto, specie in estate, prende fuoco a macchia di leopardo.
Da quanto appreso dalla nostra redazione parecchi consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, domani non voglio votare questa delibera. Facilmente cadrà il numero legale, sembra difficile, invece, che votino no, mettendo in minoranza un’amministrazione già in bilico e sotto la scure delle dimissioni di Salvo Pogliese. Dietro vi sta anche il fatto che il provvedimento è propedeudico all’approvazione del bilancio di previsione dell’Ente, che naturalmente ha il termine del 30 giugno, ma che è stato prorogato al 31 luglio dal Mef, così come preannunciato dal viceministro Laura Caselli.
Quello che potrebbe accadere è che quest’aumento dovrebbe essere compensato da degli aiuti da parte della Regione Siciliana. Ma il condizionale è d’obbligo. Con il rinvio al 31 luglio per l’approvazione del bilancio preventivo si avrebbe il tempo di concordare lo storno in modo diretto, senza dover approvare un aumento che poi sarebbe definitivo e che in futuro toccherebbe le tasche dei cittadini, già allo stremo.
Alla base della richiesta di aumento del 18% della Tari vi sono gli aumenti per il trasporto dei rifiuti e il conferimento in discarica. In più, questo è taciuto da tutti, incombe il trasporto dell’indifferenziato al di fuori della Sicilia, come preannunciato dall’assessore Daniela Baglieri circa due settimane fa.
Ora tutta la pressione, fino a domani in Aula è sulle spalle dei consiglieri comunali. Vi è, infatti, un secondo punto da analizzare. Il Comune di Catania, viene dal dissesto e attualmente ha il bilancio in equilibrio. La spesa aggiuntiva della gestione rifiuti porterebbe nuovamente al dissesto l’Ente. Una bella patata bollente, che il rinvio al 31 luglio per approvare il bilancio preventivo, potrebbe, ma il condizionale è d’obbligo, fare, come detto in precedenza, slittare.
Chi sta dietro le quinte del ciclo dei rifiuti intanto aspetta trepidante. Non si tratta di gente perbene ma di mafiosi che “Incisivamente sono intervenuti per acquisire il controllo dell’intero ciclo economico dello smaltimento dei rifiuti urbani in tutta la Sicilia”, parole dette nel 2008 dal Procuratore Aggiunto di Palermo Roberto Scarpinato alla Commissione Barbieri, rese attuali dalle recenti dichiarazioni del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro alla Commissione Bicamerale Antimafia, che parla di un sistema in mano a Cosa nostra.
Costringere il sistema all’emergenza quotidiana ed evitare una programmazione lungimirante ed efficace è una strategia ben nota tanto da essere riportata nelle quaderno dei lavori della Commissione regionale Antimafia sul ciclo dei rifiuti. In poche parole: la mafia, Cosa nostra pretende, a mio avviso, di avere da tutti una tangente, di vedersi pagata un’estorsione diffusa. A questo punto, se così fosse sarebbe un guaio serio, ben peggiore dell’aumento stesso della tariffa.