14 Dicembre 2021
Il mito, il tempo circolare e l’archetipo familiare aristocratico, Alberto Samonà racconta il suo “Bonjour Casimiro”
L’ultimo romanzo di Alberto Samonà, assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana è intinto di suggestioni e magiche atmosfere. È un libro in cui il tempo diventa un concetto quasi astratto, certamente sospeso all’interno di una cornice, quella di Villa Piccolo, in cui passato e presente sono difficilmente identificabili. Di certa delineazione, tuttavia, è la storia della famiglia Piccolo di Calanovella, dove l’arte e la poesia erano pratiche costanti di una ricerca identitaria e culturale che sarebbe salvifica per l’uomo contemporaneo.
Bonjour Casimiro è una scoperta continua di personaggi, valori e storie poco note quanto essenziali della nostra terra.
Intervista di Mari Cortese
Villa Piccolo, luogo in cui si dipana il romanzo è un posto di “preservazione”, lontano dai contesti metropolitani che si avviano sempre più verso la decadenza. È il simbolo di un’aristocrazia che cerca di resistere?
Questo luogo è stato rifugio per i personaggi che raccontano il libro e per i Piccolo di Calanovella. In questa villa posta su una collina fra il Tirreno e i Nebrodi Lucio Piccolo, Casimiro Piccolo, Agata Giovanna e la loro madre, Teresa Mastrogiovanni Tasca hanno progettato la loro vita: un’esistenza aristocratica lontana dai vezzi della nobiltà in decadenza. Ecco, se dovessi definire Villa Piccolo la definirei come un luogo di possibilità che ha conferito senso a un tempo che, invece, per altri è stato momento di decadimento.
Fenomeni e presenze paranormali sono un tema di interesse costante nei suoi lavori letterari. Che esperienze ha avuto in merito?
Più che altro nei miei libri si parla dell’universo relativo al mito, inteso come condizione originaria e primigenia degli esseri umani. Nonché della possibilità che proiezioni del mito di un altro tempo e di un altro spazio possano manifestarsi nel nostro piano d’esistenza. Ciò si intreccia inevitabilmente con alcune storie del passato che racconto nelle mie pubblicazioni, che hanno contrassegnato momenti indimenticati della nostra Sicilia.
Il mito, di diverse estrazioni e culture è un elemento fondamentale all’interno del romanzo. Che ruolo ha esso nella società odierna e nella sua realtà professionale e personale?
In realtà, nel mondo di oggi le dinamiche che governano le società sono sempre più distanti da una dimensione originaria. Il mondo di oggi ha totalmente perso qualsiasi riferimento al mito, al sacro,all’etica: a qualsiasi dimensione verticale dell’uomo. Come se avesse smarrito totalmente la bussola.
Ma nella vita di ciascuno di noi ciò dev’essere un riferimento essenziale. Per me è prioritario nella mia vita professionale e personale riferirmi sempre a una sferache faccia riferimento al sacro. Ho bisogno di una realtà che non si basi soltanto sul soddisfacimento dei propri bisogni materiali.
A villa Piccolo vigono leggi spazio temporali speciali e atmosfere rarefatte e surreali. Cosa deve aspettarsi oggi un visitatore che vuole recarsi alla villa orlandina?
Tutto si potrebbe fermare a un’esperienza bella in un luogo in cui è forte l’elemento naturale. Ma nel libro racconto altre possibilità, altre circostanze che vengono fuori in chi possiede un occhio e un cuore più sensibili e, dunque, sente la presenza di un’influenza antica in questo posto. Per tutto il libro quest’influenza emerge, con costanza, quasi a voler dare una direzione al protagonista.
La ritualità del ritardo a Villa Piccolo: anche quando ha presentato il suo romanzo?
Sì, anche la presentazione del mio libro è avvenuta con una ventina abbondante di minuti di ritardo. Sarà che in Sicilia le regole spazio temporali sono un po’ dilatate. Forse a causa del sole, del clima o, semplicemente, della nostra indole.
I fratelli Piccolo condividono esperienze affettive e culturali importanti. Quanto conta la famiglia intesa come valore, per la costruzione di un futuro solido?
Io credo molto nella famiglia come archetipo. È l’elemento fondante della società. La famiglia intesa in questo modo può e dev’essere punto di riferimento imprescindibile della società e della crescita degli esseri umani. Oggi anche questo viene minato da visioni e impostazioni che tendono a disgregare l’istituto familiare. Purtroppo.
Il tempo all’interno del romanzo si muove fluido e spesso sembra inafferabile, come sa bene Casimiro. Villa Piccolo ci dà uno spunto su come vivere i momenti che scorrono e riappacificare presente e futuro?
Il tempo che racconto nel libro è un tempo circolare. Non è un tempo composto da un susseguirsi di istanti o attimi, da un inizio e una fine ma è un tempo che vede un inizio simbolico a rappresentare il principio, che è il motore di una sorta di circolarità. Per cui non esiste il tempo che fluisce ma esiste, invece, il tempo che torna a se stesso. Forse questo potrebbe essere uno spunto per tornare a una dimensione più essenziale della vita.