20 Settembre 2021

Playa Catania, per l’Europa non è un sito di balneazione

Playa Catania, per l’Europa non è un sito di balneazione

La risposta della Commissione Europea all’interrogazione dell’eurodeputato siciliano. Corrao: “Stato delle acque pessimo anche nei siti balneabili del Catanese”.

“La questione della balneabilità delle coste in Sicilia sta andando ben oltre la vergogna. Questa volta la Commissione Europea ha posto i riflettori sulla Playa di Catania, località che non è dichiarata tra i siti ufficiali di balneazione. Come è possibile che una zona fortemente inquinata sia accessibile ai bagnanti ignari?” – Così commenta l’eurodeputato dei Greens/EFA Ignazio Corrao la risposta della Commissione UE in seguito all’interrogazione su la Playa di Catania, finita nella bufera mediatica nelle scorse settimane per la presenza di liquami e melma.

“La Commissione – spiega Corrao –  è stata chiara: il sito di balneazione «La Playa», nonostante sembri apprezzato dalla popolazione locale, non è un sito di balneazione ufficiale ai sensi della direttiva sulle acque di balneazione. Per di più, altri siti di balneazione ufficialmente identificati a Catania hanno grossi problemi di qualità dell’acqua, tant’è che recentemente due di essi (San Giovanni Li Cuti e Stazione Centrale) sono stati classificati di qualità «scarsa», dopo essere peggiorati vistosamente negli ultimi anni”.

“Siamo di fronte ad un inquinamento ormai diffuso del litorale siciliano – prosegue Corrao – dovuto agli scarichi, anche industriali, che finiscono direttamente a mare, oltre che all’assenza di depurazione. Nel frattempo le istituzioni sembrano non avere alcuna intenzione di risolvere la questione: l’Italia sta pagando sanzioni milionarie per le condizioni impietose di decine di Comuni siciliani che violano sistematicamente la direttiva sulle acque reflue urbane. E’ arrivato il momento di affrontare seriamente la questione. Di questo passo non solo danneggeremo irrimediabilmente le nostre coste, ma continueremo a perdere risorse e i 600 milioni del PNRR per il trattamento delle acque reflue – conclude l’eurodeputato – serviranno a ben poco”.

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redazione

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