27 Aprile 2021
Vendita Calcio Catania, salta il preliminare con Tacopina. La SIGI ora trema
Botta e risposta tra Tacopina, stanco delle attese e la Sigi, che si difende in serata dalle accuse dell’imprenditore americano con cui era stato firmato un preliminare per la vendita del Calcio Catania.
Tacopina aggressivo contro SIGI e la difesa della lacrimuccia
Tacopina puntualizza stizzito che nessuna carta ufficiale gli è stata consegnata Da Sigi circa la riduzione del debito. Sono le ore 6.33 del mattino. Sigi dopo un giorno, troppo per rispondere a delle accuse ben precise, si difende sfoderando la politica della lacrimuccia e soprattutto il consueto italico scarica barile: “La colpa dei ritardi non è nostra” ma della burocrazia italiana. Stavolta a Ferraù e company tanto torto non gli si può dare.
Un precedente pericoloso
La macchina burocratica nel Bel Paese è, infatti, lentissima, pericolosa, anzi “È peggio della mafia”. Il riferimento è ad una frase detta da un importante investitore francese che, durante una riunione al Ministero delle Infrastrutture, spiegava il motivo principale per cui aveva deciso di non investire più in Italia.
Troppo ottimismo mostrato da SIGI
Un torto grosso quelli della SIGI lo hanno però eccome. “Con Mascalucia è fatta!” annunciavano qualche mese fa. Di recente, poi, baldanzosi avevano fatto credere ai più che la transizione con l’Agenzia delle Entrate era già in archivio. Niente di vero in entrambe le occasioni. Anzi per quanto riguarda la riduzione del debito con il Comune di Mascalucia si è ancora in alto mare. Non si sa nemmeno se l’esito sarà positivo per i colori rossazzurri. Ma non finisce qui. Da Sigi preannunciano fuoco e fiamme contro Lo Monaco, per la sua mala gestione. Vogliono soldi dall’ex AD rossazzurro. Ma nulla nemmeno su questo fronte. Il Tribunale rigetta in prima istanza le pretese di SIGI che aspetta l’esito di un appello. Tutte queste sicurezze mostrate che alla fine non hanno portato a risultati concreti, avranno di certo avuto un peso nella testa di Tacopina che, nel frattempo, ha pure aiutato SIGI con un’immissione di liquidità (non si sa a che titolo) pari a 800mila dollari.
Tacopina quindi stravince un’altra mano di poker con Ferraù (la prima la vinse qualche mese fa), che sembra non essere proprio abituato a certe giocate di classe degne dei migliori tavoli di New York, cadendo nella provocazione aggressiva di chi pare abbia disponibilità economiche adeguate alla situazione, senza carte buone nelle mani. A volte il silenzio è d’oro.
La situazione economica di SIGI
A fronte di un debito di 63 milioni di euro, infatti, il maggiore azionista di Sigi, Nicolosi Trasporti riporta nel conto economico del bilancio al 31/12/2019 un utile di esercizio pari 884.003 euro. Al 31/12/2018 l’utile era pari a 1.557.835. L’Ecogruppo Italia di Maugeri, altro azionista di punta della Sigi, ha chiuso il 2018 in utile di 151.037 euro; nel 2017 questo è stato pari a 120.004 euro. Questi numeri sono ben lontani dalla perdita di esercizio (in poche parole la differenza tra utili e spese durante la stagione calcistica ndr.) del Calcio Catania che secondo il Conto economico dei bilanci di esercizio della società di calcio rossazzurra, non sono stati meno di 7,5 milioni di euro da quanto è in Serie C. Difficile appare quindi coprire debiti, con richieste di risarcimento più o meno incalzanti, e insieme i costi di gestione milionari, senza dover teoricamente azzerare il Patrimonio netto (l’insieme delle risorse di cui l’azienda dispone come forma di finanziamento interno), delle aziende di loro proprietà (per Ecogruppo al 31/12/2018 pari a 1.150.009 e per Nicolosi Trasporti al 31/12/2019 pari a 7.627963).
Numeri impietosi che lasciano molte perplessità alla luce anche di quanto asserito da Tacopina,( da verificare con qualche esperto super partis): “Si deve presentare in Tribunale un piano di ristrutturazione del debito per poter giocare il prossimo campionato”. La domanda a questo punto sorge spontanea: “Di quale campionato stiamo parlando?”.