03 Febbraio 2021

Catania, il futuro della città tra buchi neri e urban center

Catania, il futuro della città tra buchi neri e urban center

Bisogna assolutamente evitare che nuove ferite lacerino il tessuto urbano, aggiungendosi agli scempi più o meno recenti. Il Piano regolatore generale non può più essere solo un argomento da campagna elettorale.

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Si è riacceso il dibattito sul presente e sul futuro urbanistico della città. La miccia è stata la notizia dell’abbattimento, ora in corso, della costruzione degli anni sessanta dell’ex Ospedale Santa Marta, su via Antonino di Sangiuliano. E prima ancora l’ex Palazzo delle Poste al viale Africa aveva svegliato la dormiente società civile che per dieci anni aveva ignorato l’intollerabile abbandono e degrado del palazzone vetro e cemento.

Piazza qua e piazza là, per dare respiro ad un quartiere degradato nel centro storico nel primo caso, per legare la città al mare, che appare vicino e al tempo stesso irraggiungibile, nel secondo. Se per quanto riguarda l’area di viale Africa il dibattito è sterile, perché è già deciso che vi sarà costruita la Cittadella della giustizia, per l’ex Santa Marta il confronto e lo scontro è acceso. Urbanisti da social e architetti della domenica, insieme a chi progetta e costruisce o “svuota” per professione hanno animato il dibattito. Un fuoco di fila, in particolare, si è abbattuto su una ipotesi dell’architetto Giuseppe Scannella che tra le varie soluzioni aveva anche immaginato una sorta di colonnato con pergolato fotovoltaico, per contemperare memoria ed ecologia. Tante le critiche che il progettista ha dichiarato di essere disponibile a trovare altre soluzioni. Purchè si decida in fretta, sottolineiamo. Sì, perché i tempi della città, del degrado, del vandalismo, delle occupazioni non aspettano quelli interminabili della politica, né tanto meno le inversioni ad U che caratterizzato le visioni urbanistiche, quando ci sono, di una città nel passaggio dall’Amministrazione da un colore politico all’altro.

Catania sta mutando e molto la sua fisionomia interna. Questa è una considerazione sulla quale porre particolare attenzione. La dismissione delle aree ex ospedali non è poca cosa, la Cittadella della giustizia neanche, corso della Martiri continua ad essere una eterna incompiuta, il condominio di via Bernini un’area di degrado intollerabile, corso Sicilia una periferia in pieno centro, solo per citare alcuni “buchi neri” nel centro abitato, ma Catania e i catanesi devono risvegliare oltre che il dibattito sul presene anche la loro memoria storica. Si è tollerato lo scempio di piazza Europa con l’invasivo parcheggio privato che ha comportato l’abbandono della parte prospicente al mare, si assiste al degrado dell’ormai non più nuovo complesso edilizio sorto dove c’era il Mulino Santa Lucia, si è, addirittura, fatto finta di niente quando le autorità militari per rispondere alla pressante necessità di vani per uffici e alloggi di servizio hanno costruito all’interno del porto, tagliando la vista dalla città al mare e viceversa. Per evitare distrazioni, omissioni, scempi, una quindicina di associazioni, capofila la Compagnia delle Opere Sicilia, hanno chiesto al sindaco Salvo Pogliese e al presidente della Regione, Nello Musumeci, per le aree di loro competenza, l’apertura di un Tavolo permanente per dare un futuro a questi spazi restituiti alla collettività, come potrebbe l’ex deposito dell’Amt in via Plebiscito, in parte adibito a parcheggio, ma da un anno desolatamente e perennemente vuoto da quando i reparti dell’Ospedale Vittorio Emanuele sono confluiti al Policlinico.

Le associazioni vogliono impegnarsi nel welfare culturale, che può rappresentare opportunità di lavoro, ma anche, se non soprattutto, salvaguardia, manutenzione e prevenzione dal degrado, dall’abusivismo, dallo sfruttamento illecito. In questo contesto, andrebbe presa seriamente in considerazione la proposta, non nuova, ma in passato rimasta inascoltata, di un “urban center” rilanciata dall’ingegnere Maurizio Erbicella, che dia prospettiva, respiro e futuro non alla città del 2022 o a quella auspicata dai cementificatori, ma ad un Catania vivibile e funzionale da oggi ai prossimi 30-40 anni. E senza sventolare inutilmente il vessillo di un PRG, mito da 60 anni, buono per ogni campagna elettorale e per riempire pagine del Libro dei desideri. Come il Ponte sullo Stretto.

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Daniele Lo Porto

Daniele Lo Porto

Daniele Lo Porto (OdG Sicilia N^ 50259) Classe 1959. Giornalista professionista dal 1992. Sono stato capo dell'Ufficio stampa della Provincia regionale di Catania e redattore di Telecolor. Dal 1984 corrispondente del Giornale di Sicilia, dal 2020 di Tgs e di Freepressonline. Nel 2008 nominato Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.