08 Dicembre 2019

Palazzo Beneventano: tuteliamo l’operato di Badia Lost & Found

Incredulità e delusione per il gruppo di cittadini, volontari e professionisti, che da circa quattro anni si prende cura e presidia il Palazzo Beneventano di Lentini. Anni in cui il sito ha rivisto la luce dopo dei lunghi ed incompleti lavori di ristrutturazione: grazie a questo collettivo la dimora è stata teatro di mostre, eventi culturali di ogni genere e non solo…

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Si tratta di un luogo di riferimento in cui l’arte la fa da padrona e in cui un artista può esprimere il suo estro, supportato da un team che cerca di mettere a disposizione tutte le competenze che lo compongono.

Perché cambiare qualcosa che funziona già con un bando di concorso per affidare il Palazzo Beneventano (chissà) ad una nuova organizzazione e non tentare di tutelare il lavoro di chi, in questi anni, ha messo l’anima per far sì che questo tornasse ad avere valore?

La delusione per ciò che sta succedendo viene espressa dal rappresentante del progetto e presidente Giorgio Franco che oggi, insieme ad altri giovani professionisti, gestisce il Palazzo Beneventano: “Parto con una premessa: ci sono 140.000 beni culturali abbandonati per ogni 100 km², di cui oltre l’80% è di pubblica proprietà, in massima parte dei comuni italiani. Pochissimi di quelli concessi sono sinonimo di entrate economiche per i comuni, poiché non possiamo parlare di mercato immobiliare per i beni culturali! Chiunque investa il proprio danaro per il proprio profitto lo fa per solo guadagnarci, e se uno vuole fare un resort di lusso piuttosto che un ristorante stellato, ci pensa due volte prima di infilarsi in un bene culturale, considerati i vincoli di tutela e conservazione. In ogni caso prima di chiedersi se Palazzo Beneventano possa essere in grado di generare reddito per le casse comunali, bisogna prendere atto dei trascorsi precedenti di questi 44 mesi, considerato che Palazzo Beneventano – prima della nostra pratica di apertura, valorizzazione e fruizione – è stato per 40 anni in abbandono“.

Giorgio Franco, inoltre, continua dicendo: “Vale di più un canone versato nelle casse comunali o un percorso di crescita culturale della comunità cittadina, fatta senza alcun scolo di profitto, che porta risultati apprezzati in tutta Italia e porta Lentini sul palmo di mani di tanti e che non chiede contributi alle casse comunali, e quindi a costo zero per il Comune?“.

L’intento della comunità – racconta Giorgio Franco – è quello di continuare a dare fiducia al lavoro svolto e curare quel sogno avviato anni fa, quando nessuno avrebbe mai creduto ad un progetto così utopico, con al centro il Palazzo Beneventano convertito in uno dei fiori all’occhiello di Lentini. Alfio Mangiameli nei suoi ultimi anni di mandato a sindaco aveva concesso loro una possibilità che a breve però potrebbe essergli tolta e affidata alle cure di chi sconosce il territorio, le persone che lo vivono e l’entità del lavoro quotidiano, come quello impiegato su una struttura come questa: “Procediamo per ordine: sono trascorsi 44 mesi dall’avvio del processo di valorizzazione di Palazzo Beneventano. Questo tempo trascorso sembra incredibilmente breve, vista la profusione di attività, dense di valore e significato per gli abitanti del quartiere Badia e la comunità tutta dei lentinesi“.

L‘azione continua di cura e ri-attivazione culturale e sociale generata da Palazzo Beneventano è per la Comunità di Badia una presenza costante: è bello ed importante sapere che c’è, una testimonianza di identità del quartiere e, con essa, di identità culturale per tutta Lentini, operata con sapienza, talento e partecipazione della Comunità attraverso
la sottrazione all’abbandono di un bene culturale essenziale nella storia cittadina“, continua Giorgio Franco.

Dietro le parole di Franco c’è rabbia sì, ma anche determinazione e voglia di poter continuare a costruire non solo: “Appare a tanti evidente il valore extraterritoriale e finanche nazionale degli effetti di coesione sociale, rigenerazione urbana, restituzione di orgoglio e identità dell’opera compiuta dalla sezione locale di Italia Nostra e dal team Badia Lost & Found con un’ampia rete di collaborazioni cittadine, regionali e nazionali avviate“.

Al momento la pubblica amministrazione non ha dato formale risposta alla loro proposta di partenariato pubblico/privato, che garantirebbe, come successo in altre città d’Italia, non solo il proseguo di questo esemplare caso ma anche i finanziamenti del MiBAC.

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redazione

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