28 Giugno 2019

Concorsi truccati all’Università degli Studi di Catania: i nomi e i dettagli dell’operazione

È stata appena conclusa una nuova operazione della Digos, denominata Università bandita, che ha comportato la sospensione del rettore di Catania, Francesco Basile, e altri nove professori che ricoprivano posizioni di rilievo all’interno dei Dipartimenti sono stati sospesi dal servizio.

Concorsi truccati all’Università di Catania

In occasione della conferenza stampa di oggi è stata presentata la nuova operazioni compiuta dagli agenti della Digos che vede coinvolti nove docenti destinatari del provvedimento sono professori con posizioni apicali all’interno dei Dipartimenti dell’università etnea.

Le persone coinvolte nell’operazione sono:
Giacomo Pignataro, 56 anni, past rettore a Catania;
Giancarlo Magnano San Lio, 56, prorettore;
Giuseppe Barone, detto Uccio, 72 anni, ex direttore del Dipartimento di Scienze politiche e sociali;
Michela Maria Bernadetta Cavallaro, 57, direttore del Dipartimento di Economia e impresa;
Filippo Drago, 65, direttore del Dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche;
Giovanni Gallo, 57, direttore del Dipartimento di Matematica e informatica;
Carmelo Giovanni Monaco, 56, direttore del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali;
Roberto Pennisi, 59, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza;
Giuseppe Sessa, 66, presidente del coordinamento della Facoltà di Medicina.

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Associazione a delinquere

Le persone coinvolte sono accusati di associazione a delinquere nonché, a vario titolo, di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, abuso d’ufficio e truffa aggravata. Come spiegato ancche dal procuratore Carmelo Zuccaro le indagini condotte ha permesso di iscrivere nel registro degli indagati circa 40 i professori indagati negli atenei di Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona.

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“È giovane ma è una persona di potere e dobbiamo soccombere”

L’inchiesta nasce da indagini avviate dalla Digos della Questura di Catania, in particolare sull’assegnazione di 17 posti per professore ordinario, quattro per professore associato e sei per ricercatore. Nel corso della conferenza stampa sono state rese note alcune intercettazioni dove le nove persone coinvolte si scambiavano frasi come: “È giovane ma è una persona di potere e dobbiamo soccombere“.
Nel mirino della lente di ingrandimento degli inquirenti sono finiti vari concorsi costruiti in modo sartoriale per candidati scelti ad hoc, i quali dovevano aspettare il loro turno di presentazione del bando. In una particolare occasione ad un concorso si era presentata una seconda candidata, più anziana e del settore, facendo opera di pressione affinché lasciasse perdere il concorso.

L’attività investigativa, spiega la Digos, ha svelato l’esistenza di un’associazione a delinquere, con a capo il rettore Basile e di cui è promotore il suo predecessore Pignataro, finalizzata ad alterare il naturale esito dei bandi di concorso:
– per il conferimento degli assegni, delle borse e dei dottorati di ricerca;
– per l’assunzione del personale tecnico-amministrativo;
– per la composizione degli organi statutari dell’ateneo (consiglio d’amministrazione, nucleo di valutazione, collegio di disciplina);
– per l’assunzione e la progressione in carriera dei docenti universitari.

“Comportamento sommerso”

Le indagini hanno documentato l’esistenza di un vero e proprio codice di comportamento “sommerso” in ambito universitario, secondo il quale gli esiti dei concorsi devono essere predeterminati dai docenti interessati, nessuno spazio deve essere lasciato a selezioni meritocratiche e nessun ricorso amministrativo può essere presentato contro le decisioni degli organi statutari. Le regole del codice hanno un preciso apparato sanzionatorio e le violazioni sono punite con ritardi nella progressione in carriera o esclusioni da ogni valutazione oggettiva del proprio curriculum scientifico. L’estrema pericolosità e la piena consapevolezza delle gravi illiceità commesse dal gruppo emergono dalle raccomandazioni dei sodali di “non parlare” telefonicamente o dalla volontà palesata di effettuare delle preventive “bonifiche” degli uffici pubblici per ridurre il rischio di indagini e accertamenti nei loro confronti.

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redazione

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