19 Giugno 2019

Processo Mario Ciancio San Filippo in Corte d’Appello per il sequestro di beni: “Errore giudiziario”

Il processo a Mario San Filippo arriva a una nuova fase. Il difensore dell’editore de La Sicilia, Carmelo Peluso, ha presentato ricorso alla Corte d’Appello di Catania per trattare il sequestro e confisca di beni, disposto nei mesi scorsi dalla sezione misure cautelari di Prevenzione del Tribunale. Prossima udienza fissata per il prossimo 1 ottobre del 2019 per eventuali repliche dell’accusa.

Processo Mario San Filippo

Nei mesi scorsi la sezione di misure di prevenzione del Tribunale di Catania, che ha disposto il sequestro e confisca dei beni appartenenti a Mario Ciancio San Filippo. A tornare in aula è l’avvocato difensore, Carmelo Peluso, che, come riportato da Ansa alla corte ha detto: “Non esiste alcuna pericolosità sociale, né dubbio alcun sulla provenienza del patrimonio di Mario Ciancio. La verità è che questo processo non si sarebbe dovuto celebrare perché è un falso storico: un errore giudiziario basato su presunti indizi, mai dimostrati, anzi smentiti dai fatti“. Sulla sentenza in primo grado ha poi sottolineato come sia “basata su una lettura parcellizzata degli atti e su sospetti, non su prove concrete, ma soltanto su indizi“. Processo Mario Ciancio San Filippo 

Carmelo Peluso: “Falsa accusa”

Nella sua arringa davanti la Corte d’Appello, sempre secondo quanto riportato da Ansa, Carmelo Peluso ha ricostruito i fatti spiegando: “Mario Ciancio ha creato la sua fortuna su un vasto patrimonio immobiliare e sui terreni agricoli di cui entra in possesso per la maggior parte negli anni ’60 e ’70“. Processo Mario Ciancio San Filippo 

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Confiscati beni a ciancio san filippo

Per quanto riguarda il coinvolgimento di Ciancio San Filippo sul patrimonio immobiliare e i centri commerciali per il quale è stato ipotizzato il reato di associazione mafiosa, Carmelo Peluso ha spiegato che l’unico scopo dell’editore de La Sicilia era vendere e quindi guadagnare. Peluso ha inoltre affermato: “I fatti sono nell’informativa dei carabinieri del Ros e sono chiari e intellegibili– riporta Ansa-. Ed falsa l’accusa di avere concesso lavori in subappalto a ditte in odore di mafia: non troverete mai un solo cantiere aperto da Mario Ciancio, i centri commerciali li realizzavano altri. E le dichiarazioni dei pentiti, che parlano de relato di Mario Ciancio, sono dati ‘labiali’ non dimostrati e in un processo come questo non c’è spazio per ipotesi, ma solo per fatti concreti e provati. Abbiamo dimostrato – ha aggiunto – che in questo processo non c’è un solo atto che accusa Mario Ciancio e lo dico da anni ed la quarta volta che lo faccio“. Processo Mario Ciancio San Filippo 

“La mafia investiva nell’edilizia”

Carmelo Peluso continua dicendo: “In quegli anni uno stipendio medio era di 150mila lire e la benzina costava 85 lire al litro. E la mafia avrebbe dato a Mario Ciancio una somma astronomica per l’epoca e gli avrebbe detto investi nell’editoria, gioca con questi soldi“. L’intervento del difensore, pubblicato da Ansa, si conclude con questa osservazione: “Anche questo è un falso storico, lo sanno tutti che negli anni ’70 la mafia investiva nel settore maggiormente remunerativo che era l’edilizia“. Processo Mario Ciancio San Filippo 

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redazione

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