09 Maggio 2019

Il Rapporto ONU sul rischio di estinzione di un milione di specie viventi

Dal 29 aprile al 4 maggio si sono riuniti presso la sede UNESCO di Parigi i rappresentanti di 130 Paesi aderenti all’Ipbes, la piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi, per esaminare un Rapporto dell’ONU stilato in 3 anni di intenso lavoro da parte di oltre 150 esperti provenienti da 50 nazioni, volto allo studio e all’approfondimento dei rischi di estinzione di numerose specie viventi del pianeta.

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Articolo di Francesco Provinciali, Giudice Minorile di Milano 

Rapporto ONU: estinzione di una serie di specie viventi

La ricerca – analitica e corposa, articolata su 1800 pagine di dati, indagini e monitoraggi – è stata riassunta dai 130 convegnisti in 40 pagine di evidenze scientifiche, priorità e raccomandazioni ai governi affinché si facciano carico di questo imminente “tsunami” globale che potrà portare in tempi definiti “relativamente brevi” all’estinzione di una serie di specie viventi che popolano i mari e la Terra, fino ad 1/8 di quelle attualmente censite pari ad una cifra mostruosa di circa un milione di specie animali e vegetali.
Dopo il grido d’allerta lanciato attraverso la catena umana del “contagio verde” attivato e promosso dalla studentessa svedese Greta Thunberg che ha mobilitato e sensibilizzato l’opinione pubblica mondiale, in particolare quella giovanile preoccupata per il crescente riscaldamento globale e per gli equilibri vitali del proprio futuro, questo è il secondo, allarmante messaggio in tema di tutela ambientale e di rischi imminenti di una catastrofe sistemica di dimensioni planetarie.

Stravolgimento biologico

La gravità del rischio e delle dimensioni dello stravolgimento biologico è avvalorata – come precisato- dallo studio intenso e minuzioso condotto dagli scienziati che hanno redatto il Rapporto ONU, le cui dimensioni “bibliche” parlano chiaro sull’entità e sulla gravità delle incombenti minacce per la vita del pianeta.
In questo caso oggetto di studio e dei risultati della ricerca scientifica condotta dagli scienziati è l’erosione lenta ma graduale della “biodiversità”: il pratica il pericolo paventato e sottoposto alla responsabilità dei governanti a livello planetario riguarda la scomparsa di specie viventi- animali e vegetali – a causa del deterioramento della “salute” degli ecosistemi che inglobano l’uomo e le altre forme di vita.

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Secondo la rappresentante di Greenpeace Italia – Martina Borghi– “Quanto emerge da questo rapporto è devastante. Nonostante il ruolo fondamentale della biodiversità nella conservazione della vita sul Pianeta, il prevalere degli interessi economici ha portato ad un tale sfruttamento delle risorse naturali da rischiare ora conseguenze irreversibili. Per mantenere le temperature globali sotto il grado e mezzo ed uscire dalla crisi climatica che stiamo attraversando, è urgente combinare una drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica con la conservazione della biodiversità, prestando particolare attenzione agli ecosistemi naturalmente capaci di immagazzinare grandi quantità di carbonio, come le foreste torbiere”.

Alterazione delle biodiversità esistenti

Oltre al riscaldamento globale – deriva lenta ma inesorabile allo stato attuale – ciò che influisce sull’alterazione delle biodiversità esistenti sono i comportamenti umani: sfruttamento del suolo e delle risorse naturali, come l’acqua e il legno, agricoltura intensiva, caccia e pesca, inquinamento ambientale (inteso in una dimensione olistica, cioè globale), uso dei pesticidi, urbanizzazione e cementificazione selvaggia. Sono dunque gli stili di vita dissennati che – secondo il Rapporto dell’ONU – hanno già “alterato gravemente tre quarti delle superfici terrestri, il 40 per cento degli ecosistemi marini e la metà di quelli di acqua dolce”. Sono dati catastrofici che dovranno indurre i governi ad assumere provvedimenti legislativi condivisi ed azioni urgenti di freno a questa deriva distruttiva del pianeta e della sua biodiversità.
In Europa, ad esempio, le specie più colpite sono l’allodola, la farfalla, gli scoiattoli, i ricci, i pipistrelli, mentre un terzo di api e insetti è a rischio estinzione. Ciò che occorre metabolizzare in fretta è che questo fenomeno, così grave e cupo nelle previsioni, finirà per condizionare ed alterare le condizioni si vita e sopravvivenza della stessa specie umana, a lungo termine, poiché la biodiversità è garanzia di alimentazione, sostenibilità ambientale, acqua potabile, produzione di energia e di farmaci.
Inutile sottolineare che bisogna fare in fretta, poiché la Terra si trova – secondo il Rapporto – alla soglia della sesta estinzione di massa della sua storia, la prima attribuita ai comportamenti umani.

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redazione

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