02 Maggio 2019

Stupro Viterbo, “Butta il telefono. Ci sono le guardie al pub”

Stupro Viterbo, “Butta il telefono. Ci sono le guardie al pub”

Il giorno dopo lo stupro di Viterbo le parole scritte in dei messaggi dal padre di Riccardo Licci  al figlio, “Butta il telefono, ragà ci stanno le guardie al pub“. E ancora: “Riccà leva tutti i video e tutte le foto di quella di ieri sera“.

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Il genitore si riferisce alle 4 foto ed ai tre video con cui i due autori dello stupro di Viterbo,  avevano immortalato i momenti poi condivisi con gli amici attraverso due chat di WhatsApp: “Gruppo Bazzi” e “Gruppo blocco studentesco“. Gli inquirenti, hanno trovato tutto, così come i messaggi del padre. Secondo gli avvocati è stato un rapporto consensuale, ma secondo gli investigatori no, e definiscono come “scabrose” le immagini. Ora il materiale è in mano ai magistrati. Sono tre video e le quattro foto.

La ragazza 36enne, dalla cui denuncia sono partite le indagini, è ridotta, con l’alcol, ad uno stato di semi incoscienza. Poi un pugno in un occhio per vincere le residue resistenze della giovane che non voleva essere ne toccata e baciata. “Dai, non fare così, divertiamoci un po’“, le dice Francesco Chiricozzi, il consigliere comunale neofascista di Vallerano. Poi inizia il film della presunta violenza.

Il gip Rita Cialoni, che deciderà sugli arresti domiciliari o sul carcere per i due,  scrive di un “chiaro scopo di schernire ulteriormente la malcapitata esibendo come fosse un trofeo un tale scempio“. Poi evidenzia le “palesi condizioni di inferiorità psico-fisica” della donna e sugli “insani impulsi sessuali” dei due. La vittima conosceva i suoi aguzzini. Riferisce che, mentre mangiava da sola in un pub viterbese, la sera dell’11 aprile, è stata invitata dai due al pub Old Manners di piazza Sallupara, che sul sito dei neofascisti figura tra le sedi ufficiali di CasaPound. La mattina si è risvegliata a casa da sola, vestita e piena di lividi, senza ricordare nulla.

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Salvo Giuffrida

Salvo Giuffrida

Salvatore Giuffrida (OdG Sicilia N^ 171391). Classe 1970 giornalista (ex chimico). Il mio motto: “Seguire ma mai inseguire”.