02 Aprile 2019

Torino, omicidio Stefano Leo: il killer confessa: “Volevo uccidere un italiano felice e ho scelto lui”

Si fa luce sull’omicidio di Stefano Leo avvenuto a Torino. A spingere il killer a commettere il folle gesto sembra essere stata l’eccessiva felicità della vittima che, a quanto pare, lo infastidiva.

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Omicidio Stefano Leo: “Il movente fa venire i brividi”

Dopo settimane in cui il killer di 27 anni Said Machaouat non ha proferito parole, ecco che arriva la confessione. Ha accoltellato Stefano Leo, di 34 anni, appositamente selezionato tra la folla, solo perché, a detta sua: “Tra i tanti mi sembrava felice“.

Una spiegazione di un delitto che fa rabbrividire chiunque. Anche il procuratore Paolo Borgna afferma: “Il movente che ci è stato raccontato fa venire i brividi lungo la schiena. Movente banale quanto terrificante“. Gli ex compagni di scuola di Stefano sono senza parole per l’omicidio e, a Repubblica.it, hanno espresso la loro idea: “Morire così, uccisi in quel modo senza un motivo, non ha senso“.

Identikit del killer

Said Machaouat, di origini marocchine, non ha avuto una vita molto facile, ha un precedente per maltrattamenti in famiglia. Quello che lo ha sconvolto maggiormente è stata la separazione dalla moglie nel 2015. Proprio lui ha raccontato: “La cosa peggiore è sapere che mio figlio chiama papà il suo nuovo amico“.

A Torino non aveva né un lavoro né una casa ed era giunto nel capoluogo piemontese dopo un primo trasferimento in Marocco e poi un secondo a Ibiza. Il comandante provinciale dei Carabinieri, Francesco Rizzo, lo definisce: “Un senzatetto senza soldi per mangiare. Non aveva il telefonino”.

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La confessione sconvolgente di Said Machaouat

Il killer, dopo settimane di silenzio, si è presentato spontaneamente alle Forze dell’Ordine. Gli agenti hanno ascoltato l’uomo e il suo racconto è risultato veritiero. Ha confessato: “Avevo una voce dentro di me che mi diceva di uccidere ancora. Così mi sono costituito“.

E poi l’agghiacciante verità: “Volevo ammazzare un ragazzo come me. Volevo togliergli tutte le promesse che aveva, la promessa dei figli. Volevo toglierlo ai suoi amici e ai suoi parenti“.Ma, quando è stato chiesto il perché proprio Stefano Leo, Said ha risposto: “Non sopportavo quella sua aria felice e serena“.

Prima di colpire il giovane, il killer ha atteso almeno 20 minuti scegliendo tra la folla. Ha aggiunto: “Volevo uccidere una persona la cui morte avesse una buona risonanza non un vecchio, un uomo di 40 anni di cui non avrebbe parlato nessuno. Ho colpito un bianco, basandomi sul fatto ovvio che giovane e italiano avrebbe fatto scalpore. Mi bastava che fosse italiano, uno giovane, più o meno della mia età, che conoscono tutti quelli con cui va a scuola, si preoccupano tutti i genitori e così via. L’ho guardato ed ero sicuro che fosse italiano. Ho aspettato che passasse quello giusto, non so nemmeno io chi aspettavo, poi è passato un ragazzo gli sono andato dietro e l’ho accoltellato”.

Il killer marocchino aveva premeditato tutto minuziosamente e aveva acquistato anche un set di coltelli: “Erano coltelli colorati, me ne sono liberato subito tenendo quello che mi sembrava più adatto a quello che dovevo fare. Ho tenuto il più grande e ho gettato gli altri. L’ho ucciso alla gola perché è il modo più sicuro di uccidere. Se lo colpisci di schiena è meno sicuri, anche se lo prendi al polmone non sei certo di ammazzarlo“.

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said killer

IN FOTO IL KILLER

Le parole del padre di Stefano alla luce della verità

Il padre della vittima, al momento della confessione da parte del killer, non riesce a trovare pace. Secondo quanto riporta Repubblica.it, ha dichiarato: “È un incubo che non ha fine. Come possiamo farcene una ragione? Adesso che sappiamo la verità come possiamo anche solo tentare di giustificare quello che è accaduto?

E poi continua: “Mio figlio e quell’uomo non si erano mai visti né conosciuti. Erano due estranei, tra loro non è capitato nulla, solo uno sguardo e un sorriso, probabilmente casuali, perché Stefano era un giovane solare, che amava la vita. È inspiegabile che sia stato ucciso per questo motivo“.

Una situazione difficile da accettare. Il padre, Maurizio Leo: “Non riesco ad aprire la porta, non ne ho la forza. Cosa gli dico ai miei figli? Cosa mi invento?“. Ancora, aggiunge: “Qui si ferma il mondo. Stefano era una gran bella persona. A tavola litigavamo sempre quando io criticavo gli extra comunitari, lui non permetteva che si parlasse male di nessuno. Era convinto che fare del bene fosse il più naturale dei gesti”.

Strazianti le parole finali: “Siamo a pezzi. Non abbiamo più parole. Adesso è come se avessero ucciso Stefano un’altra volta ed io non riesco proprio a farmene una ragione. Ho perso un figlio perché sorrideva ed era felice“.

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redazione

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