01 Marzo 2019
Lazio. Rifiuti, audizione alla pisana dell’ex presidente Ama
Lorenzo Bagnacani ha ricostruito gli eventi che hanno portato Roma Capitale a bocciare il bilancio 2017 della società partecipata e a revocare il suo incarico.
Ama “deve restare pubblica”
Il futuro di Ama che “deve restare pubblica”; la questione dei 18 milioni di crediti cimiteriali non riconosciuti da Roma Capitale che hanno causato la bocciatura del bilancio 2017 dell’azienda; il difficile rapporto con il Collegio sindacale e con l’amministrazione capitolina, socio unico di Ama; e, infine, l’ultimo piano industriale proposto alla Giunta e mai approvato: sono questi i temi affrontati dall’ex presidente e amministratore delegato di Ama, Lorenzo Bagnacani, intervenuto oggi in audizione nella commissione Urbanistica, Politiche abitative, Rifiuti del Consiglio regionale del Lazio. Il manager ha parlato per quasi due ore, ricostruendo in ordine cronologico, documenti alla mano, tutti gli eventi che hanno portato alla bocciatura del bilancio 2017 dell’azienda municipalizzata da parte di Roma Capitale e la conseguente revoca degli amministratori, avvenuta a inizio febbraio.
“Inquadrare la questione secondo la procedure della commissione”
In apertura di seduta, il presidente della decima commissione, Marco Cacciatore (M5s), ha chiarito che l’audizione odierna – richiesta da Michela Di Biase (Pd) – è la prima di una serie di incontri sulla vicenda Ama che saranno calendarizzati su richiesta dei consiglieri. “Si è voluto inquadrare la questione secondo la procedura della commissione a scopo di indagine conoscitiva, come previsto all’articolo 33, comma 6, dello Statuto e all’articolo 106 del Regolamento dei lavori del Consiglio regionale“, ha precisato Cacciatore, rispondendo anche a un richiamo al regolamento fatto dalla consigliera Gaia Pernarella (M5s).
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Lorenzo Brgnacani: “Impatto fortissimo”
Lorenzo Bagnacani è intervenuto dopo che Michela Di Biase ha spiegato le ragioni della sua richiesta di audizione. “Quando parliamo del tema dei rifiuti a Roma – ha detto la consigliera segretaria dell’Ufficio di presidenza del Consiglio – parliamo di una questione che ha un impatto fortissimo sulla Regione: dei tre milioni di tonnellate di spazzatura prodotte in tutto il Lazio, circa 2,3 provengono dalla città di Roma. È evidente quindi che le vicende dell’Ama ci riguardano direttamente. In secondo luogo – ha aggiunto Di Biase – c’è la questione della natura pubblica di Ama e delle sorti degli oltre 7.800 dipendenti dell’azienda“. Sulla base di queste considerazioni, Di Biase ha posto alcune domande al manager ex Ama: “Vista la bocciatura del bilancio, Ama rischia il fallimento? Qual è la situazione di crisi e quali sono le prospettive dell’azienda? Quali sono i rapporti con le banche? Qual è la situazione di cassa? Quali sono gli indirizzi dati dal sindaco di Roma?“.
“Sull’Ama pubblica e sul suo destino non ho la sfera cristallo e non mi è chiaro il progetto sottostante – ha esordito Bagnacani – mi è chiaro dove volevamo andare come azienda, non mi sono chiare tutte queste difficoltà che non esistevano in natura, che sono state generate a tavolino e che hanno rallentato questo percorso“. L’ex presidente e Ad di Ama ha poi spiegato la vicenda del bilancio 2017 non approvato: “Ci è parso di capire – ha detto – che il tema certo non erano i 18 milioni di euro di crediti cimiteriali contestati dal Comune, ma come sensazione sembrava quasi che questo bilancio dovesse essere in perdita. Non siamo riusciti a fare sintesi su una questione banale, 18 milioni su 800, una cosa che non ha un valore adeguato per avere generato tutta questa situazione”.
Su questo punto, Lorenzo Bagnacani, dopo aver sottolineato l’inerzia dell’amministrazione capitolina (“fino a maggio inoltrato non abbiamo ricevuto alcun feedback”), ha precisato che “l’azienda ha fornito ogni dettaglio di documentazione per fare una scelta consapevole, perché questi 18 milioni sono crediti di qualità accumulati dal 2008 al 2016 ed erano stati approvati di anno in anno in tutti i bilanci di Ama, compreso quello del 2016, quando c’era già questo azionista. Abbiamo guardato qualsiasi tipo di documento per vedere se erano legittime le contestazioni. Se avessimo cancellato quei 18 milioni di crediti avremmo reso l’azienda non più credibile“.
L’ex presidente di Ama ha poi parlato del piano industriale dell’azienda: “Avevamo immaginato un progetto di 3 anni più due: i primi tre avrebbero portato alla solidità dell’azienda con 13 impianti sostenibili che avrebbero realizzato il sogno di Roma, di una città in grado di chiudere il ciclo di rifiuti, così da superare il ricatto del mercato e la dipendenza dagli altri“. Sul futuro della municipalizzata, Bagnacani ha detto che “la situazione è risolvibile ma c’è da cambiare modo di affrontare le cose. Ama dal punto di vista patrimoniale sta bene, in termini di gestione economica ha sempre prodotto cassa sia nella mia gestione che in quelle precedenti. Il trend rispetto all’indebitamento verso le banche infatti si è quasi dimezzato. Stesso discorso per l’esposizione debitoria verso fornitori. Il punto debole è la parte finanziaria. Ama ha un unico cliente Roma Capitale e così entra in crisi quando si sviluppa una dinamica non positiva con il socio“. A tal proposito, il manager ha spiegato che “ci sono 230 milioni di crediti che Ama vanta verso il Comune, che sono iscritti a bilancio da diverso tempo e mai sono stati pagati. Se venissero pagati non avremmo più bisogno di linee bancarie e l’azienda smetterebbe di pagare milioni di interessi all’anno che vanno a incidere sulla Tari“.
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“Il fatto che l’Ama resti pubblica può essere messo in discussione”
Rispondendo poi a una domanda di Eugenio Patanè (Pd) sui rischi di privatizzazione, Bagnacani ha detto che “se osserviamo la dinamica dei fatti, si sta andando forse verso un percorso per cui il fatto che l’Ama resti pubblica può essere messo in discussione“.
Sul futuro di Ama e dei suoi dipendenti e sulla vicenda della bocciatura del bilancio e la revoca del cda, forte preoccupazione è stata espressa da Fabrizio Ghera e Giancarlo Righini di Fratelli d’Italia, da Emiliano Minnucci del Pd e da Paolo Ciani (Centro solidale-Demo.s). Tutti hanno accusato l’amministrazione capitolina di essere responsabile dell’attuale crisi, anche per colpa dei continui avvicendamenti ai vertici dell’Ama e all’assessorato ai Rifiuti.
Gaia Pernarella (M5s) ha invece accusato proprio Bagnacani e l’intero management di Ama per i disservizi verificatisi recentemente sulla raccolta dei rifiuti nella Capitale e, in generale, per la cattiva gestione dell’azienda municipalizzata, giustificando in tal modo la loro rimozione operata da Roma Capitale.
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