08 Febbraio 2019
Processo omicidio coniugi Solano la sentenza, ergastolo con isolamento diurno
Volge al termine il processo per il duplice omicidio dei coniugi Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez barbaramente uccisi la notte del 30 agosto del 2015. A emettere la sentenza è stato giudice della Corte D’Assise del Tribunale di Catania, Maria Concetta Spanto. Ergastolo con l’isolamento diurno è il verdetto. Mamadou Kamara era presente alla lettura del dispositivo.
A commentare la sentenza è stato il difensore della famiglia Solano, Francesco Manduca: “Siamo molto soddisfatti del verdetto, questa è una sentenza che risponde alle esigenze di giustizia dei miei assistiti, ci saranno ulteriori fasi a cui non ci sottrarremo“.
“Questa è soltanto la prima fare di una battaglia che comporterà una successiva azione nei confronti del Ministero degli Interni– continua Manduca – perché non ha vigilato su questa persona che non è uscita dal C.A.R.A. nelle ore notturne quando invece doveva restare al suo interno. Quest’uomo si poi recato nella residenza dei coniugi Solano, dove li ha trucidati per far rientro al C.A.R.A. di Mineo“.
La sentenza arriva proprio quando a Mineo sono già cominciati i trasferimenti degli ospiti del C.A.R.A. in attesa di una sua imminente chiusura.
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Omicidio coniugi Solano i fatti
Il duplice omicidio dei coniugi Solano è una delle pagine di cronaca italiane più tristi e piena di raccapriccianti dettagli. Quella fatidica notte Vincenzo Solano di 68 anni e la moglie Mercedes Ibanez di 70 anni. A fare irruzione nella loro casa di Palagonia fu Mamadou Kamara, diciottenne all’epoca dei fatti. Il ragazzo si è scagliato contro Vincenzo Solano uccidendolo, per poi continuare con la moglie Mercedes. Alla donna, forse, viene riservata l’aggressione più brutale. Gli inquirenti in questi anni hanno sempre fatto riferimento a una tentata violenza sessuale, confermati dagli esami autoptici, che la donna avrebbe subito da parte del Kamara e non solo, dopo l’etto effimero Mercedes Ibanez è stata gettata dal primo piano della sua villetta per poi essere trovata senza vita ore dopo.
L’allontanamento dal C.A.R.A. di Mineo
Mamadou Kamara la sera del 30 agosto del 2015 era uscito dal centro di accoglienza C.A.R.A. di Mineo dove alloggiava da un po’ di tempo a quella parte, allontanandosi a bordo della sua bicicletta, come confermano anche i video delle telecamere a circuito chiuso del centro. Successivamente questo scompare dal radar visivo delle telecamere finché non arriva a Palagonia. I militari presenti al C.A.R.A di Mineo hanno subito avuto il sentore che fosse successo qualcosa quando Mamadou Kamara è rientrato nella struttura con pantalone, maglietta e ciabatte di Vincenzo Solano ancora sporchi con il suo sangue. Kamara, inoltre, aveva ancora con sé il bottino di guerra: il pc che era presente in casa dei coniugi Solano, telefonino e altri effetti personali.
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Le prove schiaccianti
Ad incastrare l’omicida nei giorni successivi la macabra scoperta dei corpi senza vita di Vincenzo Solano e della moglie Mercedes Ibanze sono state le tracce biologiche trovate nei loro corpi, insieme alle tracce sempre biologiche trovate nel bagno dell’abitazione dove Mamadou Kamara ha provveduto a fare la doccia dopo aver messo in atto il duplice omicidio. Insieme a questi sono stati rinvenuti i capi, tra cui una maglietta blu, che indossava Mamadou Kamara insieme ad un anello, un frammento collana rotta presumibilmente da una delle due vittime nel tentativo di difendersi e degli slip.
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