11 Gennaio 2019

Fabrizio De André 20 anni dalla sua morte: il ricordo del cantautore italiano

Era l’11 gennaio 1999 quando Fabrizio De André si spense e, ancora 20 anni dopo, miliardi di fan lo ricordano come uno dei più grandi cantautori italiani di sempre.

Poeta e cantautore

Faber, appellativo che gli diede l’amico Paolo Villaggio proprio per l’assonanza con il suo nome e per la sua predilezione per i pastelli della Faber-Castell, nella sua carriera musicale ha inciso numerosi dischi ed è arrivato ai cuori di tutti. Chiunque sente il nome di De André, anche nel 2019 dopo ben 20 anni dalla sua morte, non può non sapere almeno una delle sue canzoni, talmente tanto amate e diffuse. Fu un poeta, oltre che un cantautore del dopoguerra.

Il suo esordio fu nel 1961 e proprio Faber dichiarò: “Lessi Benedetto Croce, l’Estetica, dove dice che tutti gli italiani fino a diciotto anni possono diventare poeti, dopo i diciotto chi continua a scrivere poesie o è un poeta vero o è un cretino. Io, poeta vero non lo ero. Cretino nemmeno. Ho scelto la via di mezzo: cantante“.

Una voce fuori coro

Quello che molti rimpiangono di De André è il suo essere così fuori dagli schemi, una voce fuori coro ma che riesce ad essere così vicino al pubblico come, forse, nessuno. Grazie al “poeta della canzone” tutti hanno un proprio posto nel mondo e lui ha interpretato il sentire collettivo e popolare del tempo, ma che rispecchia anche quello attuale. Proprio Faber nella sua canzone Il testamento diceva:

“Quando la Morte mi chiamerà forse qualcuno protesterà dopo aver letto nel testamento quel che gli lascio in eredità”

E, invece, noi siamo stati fortunati perché quello che ci ha lasciato in eredità è di un valore inestimabile e, se ancora oggi si continua ad amare ed apprezzare De André, significa che i suoi testi sono tanto carichi di emozioni, di sentimenti, di storia che non possono cessare di esistere con la morte dell’autore. Anzi, dopo diventano ancora più preziosi, perché unici e irripetibili.

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De andrè anniversario

Il ricordo di De André vivo più che mai

La moglie Dori Ghezzi lo ricorda così: “Di Fabrizio mi manca anche quello che non sopportavo come le sane litigate, però mi ha sempre rispettato, non mi ha mai detto cose spiacevoli. In casa io non avevo il cantautore, ma Fabrizio. Per convivere con un artista non è necessario considerarlo tale anche a casa“.

Ancora proprio lei ha commentato le canzoni del marito, che sono attualissime. Ha detto: “Sembra che Fabrizio avesse sempre previsto le cose che sarebbero accadute e se leggi ora le sue parole capisci il senso che avevano, che lì per lì sembravano poesia astratta e invece oggi sono molto attuali se consideriamo la cronaca di questi tempi“.

Anche il figlio Cristiano De André ha detto: “Ci siamo riavvicinati nell’ultima parte della sua vita, meglio tardi che mai. Era un poeta“. E lo è tuttora, dato che le sue canzoni non hanno tempo e toccano tutti indistintamente, tutte le generazioni. I ragazzi giovanissimi, anche nati dopo la morte di De André, continuano ad ascoltarlo e ad amarlo. Come mai? Alcuni, a questa domanda, hanno risposto: “Le sue canzoni parlano pure a noi. Aiutano a capire la società e gli altri“.

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redazione

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