09 Gennaio 2019
Neonati morti Spetali Civili di Brescia, un’infermiera: “Non massacrateci”
Continuano le indagini per capire quanto successo allo Spetali Civili di Brescia dove sono morti quattro neonati. Ad intervenire sulla questione anche un’infermiera del reparto.
La mamma del piccolo Marco, lo sfogo
Quanto succedendo allo Spetali Civili di Brescia è qualcosa di davvero inspiegabile. Si teme un focolaio nel reparto di terapia intensiva neonatale della struttura dove sono morti quattro neonati in pochissimo tempo. Lo sfogo della mamma del piccolo Marco è stato condiviso nel corso della giornata di ieri dal quotidiano la Repubblica.it, lo stesso giornale che oggi raccoglie gli appelli degli infermieri del reparto che chiedono di porre fine al “massacro social”. (Per leggere le dichiarazioni della mamma del piccolo Marco, Clicca Qui).
Neonati morti allo Spetali Civili di Brescia, i messaggi su Facebook
L’ Ospedale Civile di Brescia attualmente è nel mirino della stampa ma non solo… Attualmente la Procura e i carabinieri dei Nas stanno effettuando le dovute indagini per capire se nel reparto si trova un focolaio che ha causato la morte dei quattro neonati. Nel corso delle ultime ore, inoltre, è stata già predisposta l’autopisia per tre dei quattro piccoli.
Contemporaneamente gli infermieri del reparto hanno lanciato una catena di messaggi su Facebook con la pubblicazione di una loro foto seguita dalla frase: “Sono un’infermiera/e della terapia intensiva neonatale dello Spetali Civili di Brescia e ne vado fiera“.
Marco Trivelli: “È nata un’emergenza social”
I messaggi degli infermieri sono seguiti da quello del direttore generale Marco Trivelli che spiega: “È un’emergenza nata sui social, il nostro reparto è sicuro”. Trivelli ha assicurato di avere la massima nel lavoro della magistratura, spiegando che il messaggio è rivolto alle “persone che hanno commentato sui social il dolore di una mamma che ha perso suo figlio, trasformando la legittima domanda di verità in sospetto, il sospetto in accusa e quindi l’accusa in denuncia“.
“Voglio restare umana ed empatica”
La catena di messaggi in questione è nato da un lungo posto pubblicato dall’infermiera Laura Bruno che, come riportato da Repubblica.it, sul suo profilo Facebook affida il suo sfogo. Di seguito il lungo post:
“Che i social siano un’arma a doppio taglio, ormai lo sappiamo. Sono da una parte il futuro e la bellezza di poter contattare qualcuno che sta dall’altra parte del mondo..ma dall’altra hanno “permesso” che tante persone allontanassero da se stessi Umanità, Empatia e reti sociali, quelle vere che puoi stringere in un abbraccio sentito.
Io lavoro in quella Terapia Intensiva Neonatale degli Spedali Civili, che il giornalismo e i social stanno mettendo alla gogna. Lo direi a voce alta se potessi perché sono fiera di essere parte di quella grande famiglia. Chi mi conosce lo sa: metto entusiasmo e passione in tutto quello che affronto..sempre con il sorriso stampato in faccia, quello che potrebbe avere un bambino calciando un pallone per la prima volta davanti ad una rete. E quando tocchi qualcosa che mi appartiene mi sento ferita nel profondo, perché vorrei poterlo proteggere con tutte le mie forze. Purtroppo questa volta la cosa è molto più grande di me, ma non del mio entusiasmo…quello non me lo leva nessuno!
Non mi viene semplice non replicare ad alcuni commenti che state rivolgendo a me e ai miei preziosi colleghi (medici, infermieri, personale di supporto, nessuno escluso). Commenti disumani, che toccano la nostra professionalità nel profondo. Cattivi, come il mondo sta diventando. Falsi ed ignoranti (ovvero che non conoscono), come voi, che vi permettete di parlare di medicina e scienze infermieristiche davanti ad una persona che ha lottato per esserlo nella vita e ha studiato a lungo per poter salvare delle vite umane.
Voi che siete analfabeti funzionali, dovreste farvelo un giretto in TIN.
Voi che non sapete neanche cosa è…no, non è un nido fisiologico!
Voi che non sapete quanto possa essere difficile per noi affrontare la morte da cosi vicino…Quanto possa essere complicato trattenere le lacrime quando i piccoli se ne vanno troppo presto… Quanto possa essere ingiusto che la morte arrivi cosi presto. Sarebbe certamente più semplice trovare un colpevole, ma la morte va accettata per quello che è, seppure crudele a volte.
Voi che non sapete quanto amore cerchiamo di regalare a chi deve passare da quel terribile percorso e quanta dedizione mettiamo nel poter dare serenità alle famiglie.
Voi che non sapete cosa vuol dire stringere tra le mani dei piccoli guerrieri di 500 grammi ed assisterli con una precisione quasi ossessiva.
Voi non sapete e non conoscete quanto è bello e doloroso il nostro lavoro.
Voi dovreste smettere di scrivere dalle vostre tastiere e fare altro. Eh si. Perché dietro una tastiera è tutto molto facile.
Profili fake e giornalismo da rivista.
Mi è stato detto che il giornalismo fa questo di lavoro: prende una notizia, ne fa quello che vuole…importante è che faccia clamore! Sinceramente ho sempre pensato che il giornalismo fosse altro. Che fosse coraggio e voglia di arrivare alle persone tramite le proprie parole con l’entusiasmo di trasmettere verità.
La morte esiste e non possiamo nasconderlo, soprattutto in un reparto critico quale la TIN. Ma di miracoli ne accadono ogni giorno e oltre alla cruda morte qualche volta meriteremmo di ascoltare qualche storia felice.
Continuerò a credere che il mondo sia diverso da quello che sto percependo oggi.
Sono ingenua? No. Voglio restare umana ed empatica. Non voglio essere come voi. Ma certamente non resterò qui a guardare mentre distruggete la nostra reputazione e la nostra professionalità.
Con tutto il rispetto e l’affetto che è possibile avere, mando un abbraccio alle famiglie dei piccoli che se ne sono andati troppo presto e di cui ci siamo presi cura fino all’ultimo respiro“.
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