20 Dicembre 2018
Depistaggio via D’Amelio, Fava: “indagine in omaggio di Borselino”
Dalla zona grigia legata a Cosa nostra sarebbero arrivati probabilmente arrivati i contributi al depistaggio di via D’Amelio, queste le ipotesi di Claudio Fava.
Fava: “la mano non mafiosa”
Dalla zona grigia, quella che nei processi penali è accusata di concorso esterno potrebbe aver agito per nascondere le verità. Questa è l’ipotesi che Claudio Fava, presidente della commissione Antimafia della Regione Sicilia, ha espresso. L’occasione è stata la conferenza stampa sui lavori d’indagine sui depistaggio di via d’Amelio, dove il 19 luglio 1992 persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.
“La stessa mano, non mafiosa, che accompagnò Cosa nostra nell’organizzazione della strage di via D’Amelio potrebbe essersi mossa, subito dopo, per determinare il depistaggio – ha detto Claudio Fava – .L’indagine sul depistaggio di via D’Amelio è iniziata con Fiammetta Borsellino portarla avanti è stato il modo migliore per rendere omaggio alla memoria del magistrato ucciso. Per troppo tempo, troppe domande sono rimaste senza destinatari: in alcuni casi abbiamo avuto risposte, in altri casi c’è stata poca memoria”. Fava ha infine specificato che “Abbiamo indagato su responsabilità politiche e istituzionali che possono avere, a tutti i livelli, ‘protetto’ questo depistaggio“.
Depistaggio ben oltre i nomi noti
L’Antimafia regionale ha scritto che “E’ certo il contributo di reticenza che offrirono a garanzia del depistaggio – consapevolmente o inconsapevolmente – non pochi soggetti tra i ranghi della magistratura, delle forze di polizia e delle istituzioni nelle loro funzioni apicali. Il depistaggio aggiunge che va ‘”Ben oltre i nomi noti dei tre poliziotti, imputati nel processo in corso a Caltanissetta, e dei due domini dell’indagine e cioè il procuratore capo Tinebra e il capo del gruppo d’indagine ‘Falcone-Borsellino’, Arnaldo La Barbera”.