18 Novembre 2018
Le ambiguità della Lega, tra intolleranze ed indulgenze
Tra Forza Italia, del plurindagato ex premier Silvio Berlusconi, e il M5S vi sta la Lega, che mostra ambiguità di comportamento tra intolleranze ed indulgenze. Dopo aver corso con gli azzurri il 4 marzo, si trova al governo con l’onda gialla, che da sempre si è proposta di spazzare via i vecchi partiti, come Pd e Fi. Da qui un bipolarismo politico di Salvini e Co., che tenteremo di razionalizzare.
Salvini mantiene le promesse fatte in Tv e nei comizi
Che Matteo Salvini non abbia rispettato le promesse, fatte agli elettori in Tv e nei proclami pubblici, durante la campagna elettorale, non lo si può dire. Aveva promesso maggiore sicurezza con l’attuazione di alcuni dispositivi, e lo ha fatto. La riforma della legittima difesa è un esempio talmente lampante da restare stupiti, visto che in Italia, quasi mai le promesse vengono mantenute. Ma con Salvini, l’aria sembra cambiata. Anche per quanto riguarda l’inasprimento delle leggi che permettono l’accoglimento dei migranti e il riconoscimento del loro status di rifugiati. Detto, fatto. Puntuale preciso a dir poco implacabile. Non solo, ha fatto emergere anche i problemi che vi sono nei trattati internazionali, vedi quello di Dublino, che appunto parla di migranti. Qualcosa non va e puntualmente denuncia tutti: da Malta che rifornisce i migranti in transito per l’Italia, alla Gendarmeria francese che rispedisce in Italia i migranti. Operazioni regolari va bene, ma chi sapeva dei fatti di Claviere? Pochi, anzi quasi nessuno.
Poi ci stanno i proclami del leader leghista Salvini sul potenziamento delle Forze dell’ordine, dai vigili urbani alla Polizia. Il controllo del territorio, come ribadito più volte da lui, sono una priorità. Ricordate le priorità della Lega: la sicurezza e l’ordine. Eccole servite. In manovra infatti vi stanno i fondi per gli ampliamenti dei vari organici.
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Le anomalie della politica italiana
Sembrerebbe tutto normale. Ma non è così. Le stranezze hanno origine nella campagna elettorale, quando Matteo Salvini e Silvio Berlusconi correvano assieme, e con loro la Meloni, alle elezioni di marzo. Come a voler rinsaldare un antico amore, un patto spezzato anni or sono, quello tra il Cavaliere e Bossi. Finì, all’epoca, con in un bagno di sangue politico, con tanto di ribaltone che poi portò l’Italia ad essere governata per anni da chi non era stato eletto o peggio da chi aveva perso le elezioni. Un’anomalia tutta italiana, dove tra rimpasti, imposizioni e ministri di comodo a legiferare, anche a colpi di fiducia, ci siamo trovati governi tecnici composti da personaggi che mai avevano corso alle elezioni. Un esempio su tutti Monti, garantista si, ma chissà per chi. Ora il vento sembra cambiato. Chi ha preso più voti è in parlamento, ha fatto un governo e sta legiferando. Ma qualcosa ancora non torna.
Cosa è il contratto di governo
Non sono le diversità politiche con il M5S le anomalie che fanno storcere il naso. Quelle ci stanno in un matrimonio, soprattutto tra movimenti politici così lontani ideologicamente fra loro, che hanno avuto il bisogno di sottoscrivere un contratto di governo. Mossa non nuova in Europa inaugurata dalla Cancelliera Angela Merkel in Germania per costituire il governo di cui è a capo.
Il caso prescrizioni
La Lega, dicevamo presenta delle incoerenze politiche, e lo fa su argomenti, di cui non ha parlato in campagna elettorale. Dapprima questi atteggiamenti erano sporadici ma via via sono diventati sempre più continui. Atteggiamenti contraddittori, per un partito, come la Lega che ha fatto della sicurezza sociale la sua bandiera. Non può esserci, infatti sicurezza sociale, se ad un ipotesi di reato, poi non segua, ovvio con giusto processo, una pena certa. Ma qui i leghisti cadono in contraddizione, esponendo Giulia Bongiorno, di professione avvocato e in politica sempre destrofila, in difesa della prescrizione del reato e contro il suo stop dopo il giudizio di primo grado, portato avanti dal ministro Grazia e Giustizia Alfonso Bonafede. Prescrizione che, guarda caso ogni anno fa decadere la stragrande maggioranza del reato più diffuso in Italia, cioè la corruzione. Che, udite, udite, è il reato di cui si macchiano parecchi burocrati, politici nazionali e locali del nostro Paese. Grazie alla prescrizione la Bongiorno riuscì ad evitare la condanna di Berlusconi gridando dopo la sentenza “assolto, assolto, assolto“. Sbagliando però. Avrebbe dovuto dire dire “prescritto, prescritto, prescritto“. L’assoluzione è un’altra cosa.
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Inseriscono l’immunità per gli evasori poi fanno togliere il carcere
Un caso però può anche starci, anche se dietro è vero che ci stanno uno stuolo di avvocati che, come ha riferito il senatore del M5S Mario Giarrusso si difendo dal processo e non nel processo. Un’anomalia quella della prescrizione tutta italiana, perché all’estero lo stop dopo il primo grado esiste in molti paesi, ed in alcuni addirittura non esiste(la prescrizione). L’anomalia della Lega qui è bella che evidente. Se si parla che i “ladroni” devono andare in galera, bisogna che siano condannati, ma se il processo penale e la struttura della magistratura porta a tali lungaggini da fare decadere le accuse, non ha senso parlare neanche di accuse. Ma se vuoi in galera i “ladroni” non ha neanche senso opporsi ai cambiamenti più restringenti per chi è sottoposto ai processi. Un caso, molto eclatante, è quello che riguarda il carcere per gli evasori fiscali. Al Capone negli Usa fu arrestato proprio per questo, ricordiamo, e non per essere un mafioso. In Italia questo non potrà accadere. La Lega, infatti, ci ha messo lo zampino. Il M5S introduce il carcere per gli evasori, la Lega, nel caso della manina misteriosa (rimasta tale e con fatti che non verranno mai del tutto chiariti ndr.), introduce il condono per gli evasori, poi limitato da Conte nel Cdm bis. Qualche giorno fa gli attriti tra chi non vuole il condono (M5S) e chi non vuole il carcere si acuiscono e alla fine tutto torna come prima, entrambi tolti. Della serie evadete gente, tanto non è reato.
Ci hanno provato anche con il peculato
Sul fronte dei reati finanziari e in quelli in cui chi fa politica o amministrazione pubblica locale potrebbe “incappare”, la Lega contraddice il suo principale comandamento, quello originario, di Bossi: “Roma ladrona”. Infatti con pressioni via via più frequenti nelle varie commissioni, la Lega non vuole l’abbassamento della soglia a 500 euro per rendere noti i finanziatori dei partiti, e per ultimo, e questo è veramente eclatante, tentano la modifica all’articolo 314, che regola il reato di peculato. Con un emendamento la Lega lo avrebbe voluto cambiare così: “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la autonoma disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, salvo che tale distrazione si verifichi nell’ambito di procedimento normato da legge o regolamento e appartenga alla sua competenza, è punito con la reclusione da 4 anni a 10 anni e 6 mesi“.
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La lista dei leghisti condannati o in attesa di giudizio
Così facendo viene punito solo il pubblico ufficiale che maneggia denaro pubblico destinato al suo ufficio ma il cui uso non sia regolato da norme interne. Attualmente viene punito invece il pubblico ufficiale che utilizza denaro pubblico destinato al suo ufficio. Chi avrebbe beneficiato di questo emendamento, che avrebbe quasi del tutto reso impossibili i processi soprattutto per le spese pazze e chi è già stato condannato tra gli esponenti della Lega?? Riccardo Molinari, già condannato in appello per l’inchiesta “mutande pazze”; Roberto Cota già condannato ad 1 anno e 7 mesi; Paolo Tirimani (condannato a 1 anno e 7 mesi); Federico Gregorio, sindaco di Narzolese (1 anno e 5 mesi); Elena Maccanti che patteggiò una pena di un anno; sotto processo per le spese pazze in Liguria Edoardo Rixi e Francesco Bruzzone ( che rischia 2 anni e 3 mesi); la lista in Lombardia è lunghissima (57 esponenti leghisti tra cui parecchi ex consiglieri regionali) e di cui ricordiamo Renzo Bossi figlio del fondatore della Lega Nord, Ugo.
Il Pd si oppone a questo emendamento, il M5S insorge e la Lega ritira tutto.. ma il solo averci provato lascia a bocca aperta.
Salvini e il Cavaliere un’amicizia da non sottovalutare
Ora spuntano anche i caffè tra Berlusconi e Salvini, che come riportato da Ansa, sarebbero solo per stima, amicizia e buon vicinato. I due vivono a pochi metri di distanza. Niente a che vedere quindi con le prossime elezioni regionali in calendario, in cui solo casualmente Fi e Lega correranno insieme, alla faccia della coerenza nel portare avanti nel territorio un’ideologia di governo e amministrazione comune. Ma la coerenza oramai , come risaputo, è fuori moda. Di questo ne è a conoscenza anche Berlusconi che ha detto: “questo governo durerà poco. Torneremo a governare noi della destra“. E noi aggiungiamo: se sarà così che ciò avvenga attraverso le elezioni, che di ribaltoni ne abbiamo avuti già abbastanza.
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