16 Novembre 2018

Berlusconi rinviato a giudizio a Bari sull’inchiesta escort

Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi è stato rinviato a giudizio a Bari, avrebbe rilasciato false dichiarazioni sull’inchiesta escort.

Le accuse a carico di Berlusconi

Secondo l’accusa l’ex presidente del Consiglio, avrebbe fornito ad un imprenditore barese, Giampaolo Tarantini, un lavoro per centinaia di migliaia di euro affinché mentisse ai pm che indagavano sull’inchiesta. Questa era centrata sulla presenza nelle residenze estive dell’ex premier di escort fra il 2008 e il 2009 e  sui suoi interessi in Finmeccanica. Secondo i pm Pasquale Drago e Eugenia Pontassuglia era l’ex direttore de l’Avanti, il tramite delle elargizioni che arrivarono a Tarantini da Arcore. Il gup di bari aveva dichiarato la sua incompetenza per territorialità, trasferendo a Napoli gli atti giudziari

La difesa

La Presidenza del Consiglio è costituita parte civile nel processo contro Berlusconi, dopo aver rilevato dei danni d’immagine causate dalla condotta dello stesso ex premier. Secondo gli avvocati Nicolò Ghedini e Francesco Paolo Sisto “il rinvio a giudizio è giustificato dall’imponente materiale che legittima, secondo il giudice, l’esperimento dibattimentale. Il dibattimento sarà la fotografia di una difesa che secondo noi è più che sufficiente per ottenere l’assoluzione del presidente Berlusconi”.

Un processo con infiniti rinvii

La  Procura aveva avanzato la richiesta del rinvio a giudizio 4 anni fa, ma più volte rinviata sia che per gli impegni degli avvocati difensori che per ascoltare le intercettazioni telefoniche e analizzare le testimonianze delle ragazze. In più anche per l’emergenza in cui sta vivendo la magistratura barese costretta a lavorare in condizioni da profughi (in tendopoli) dopo la dichiarazione di inagibilità dei locali di via Nazarian.

La consulta dovrà decidere sull’incostituzionalità del reato

Nello scorso 6 febbraio la III sezione della corte di Appello di Bari ha accolto la richiesta della difesa di inviare gli atti alla Corte costituzionale. Per la prima volta a 60 anni dall’approvazione della legge Merlin del 1958 la Consulta si esprimerà sulla incostituzionalità di alcune norme in essa contenute. Nel dettaglio i giudici costituzionali dovranno decidere sull’attuale costituzionalità della pena per chi recluta donne che volontariamente si prostituiscono.

Vuoi rimanere sempre aggiornato?
Seguici su Facebook, Twitter e iscriviti al nostro canale Telegram.

Ultimo aggiornamento

redazione

redazione