09 Novembre 2018
Caso Raggi: la Procura richiede 10 mesi per falso
Sono 10 i mesi di reclusione richiesti dalla Procura di Roma per il caso Raggi. La sindaca di Roma è accusata di falso in atto pubblico. La sentenza è attesa nella giornata di domani.
La deposizione della Raineri
La Procura di Roma ha chiesto 10 mesi di reclusione per la sindaca di Roma Virginia Raggi, accusata di falso in atto pubblico per la nomina di Renato Marra a capo del dipartimento del Turismo della Capitale.
Sentita come testimone nel processo , l’ex capo di gabinetto del Comune di Roma Carla Raineri ha riferito che “Raffaele Marra non aveva nessuna delega. Era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco. Si comportavano in maniera autoreferenziale e arrogante. Marra almeno manteneva sempre un bon ton istituzionale, mentre Romeo era arrogante e maleducato. Marra aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca. Erano stati coniati vari epiteti per Marra, eminenza grigia, Richelieu, sottolineando la debolezza della sindaca come quella della zarina ai tempi di Rasputin. Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine. Penso a me, quando dissi che intendevo sostituire Marra con un generale dei Carabinieri nel ruolo di vice capo di gabinetto. Da lì a poco la sindaca si fece venire dubbi sulla mia nomina”.
Secondo l’accusa mentì all’Anac per evitare le dimissioni
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo nel chiedere 10 mesi di reclusione per Virginia Raggi, ha spiegato che la sindaca di Roma “mentì alla responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio nel dicembre del 2016″. Se fosse venuto fuori che la nomina del capo del dipartimento del Turismo era stata gestita da Raffaele Marra sarebbe incorsa in un’inchiesta. Pertanto avrebbe dovuto dimettersi da sindaca secondo quanto era previsto dal codice etico del M5S prima della modifica del gennaio 2017.
Il leader del M5S Luigi Di Maio ha precisato che “per quanto riguarda il sindaco di Roma, io non conosco l’esito del processo ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete”.
Virginia Raggi ha replicato dicendo che il M5S non ha mai applicato il codice etico del 2016 relativamente agli indagati. “Solo in un caso, quello del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, si arrivò alla sospensione perché non aveva comunicato la sua iscrizione nel registro degli indagati”.