08 Novembre 2018
Stefano Cucchi morto nei carceri di Roma, strano episodio in Calabria
La storia di Stefano Cucchi morto nei carceri di Roma continua ad essere avvolta dal mistero. Alla lista delle stranezze che caratterizzano i fatti si aggiunge un episodio accaduto in una libreria di Reggio Calabria.
Stefano Cucchi morto nei carceri di Roma
La storia di Stefano Cucchi morto nei carceri di Roma da circa dieci lunghi anni ha catturato l’attenzione degli italiani. Da circa un mese la vicenda giudiziaria si è ribaltata, il carabiniere Francesco Tedesco ha confermato il pestaggio e la lista degli indagati diventa sempre più lunga. Omicidio preterintenzionale è l’accusa che pesa come una spada di Damocle sulla testa di Alessio Di Bernando e Raffaele D’Alessandro, insieme a Roberto Mandolini che avrebbe sempre saputo cosa fosse accaduto a Stefano Cucchi.
Subito dopo sono state rese note alcune intercettazioni telefoniche, (Clicca Qui), tra queste anche la chiamata fatta al 118 durante la prima notte che Stefano Cucchi ha trascorso in carcere.

Chiesto l’elenco dei partecipanti
Come abbiamo spiegato all’inizio del nostro articolo, continuano a verificarsi dei fatti strani attorno alla storia di Stefano Cucchi morto nei carceri di Roma.(Clicca Qui). Nel corso di queste settimane sono diverse le librerie, insieme ad altri centri culturali, che stanno proiettando il film “Sulla mia pelle” che racconta la macabra vicenda. Oggi, in occasione della proiezione del film ospitato dalla libreria del centro commerciale Le Gru a Siderno, in Reggio Calabria, è successa una cosa davvero bizzarra. Qui, come raccontato da La Stampa, due carabinieri hanno chiesto alla proprietaria della libreria, Roberta Strangio, l’elenco dei partecipanti alla proiezione.
“I carabinieri erano li per attività di controllo”, ma di cosa?
Il quotidiano La Stampa, inoltre, fa sapere che, secondo quanto raccontato dalla proprietaria della librerie, i militari si sarebbero congedati con gentilezza ma non avrebbero lasciato il posto. La donna ha dichiarato: “Non hanno chiesto i documenti a nessuno neanche alle persone uscite prima della fine del dibattito che ha fatto seguito alla proiezione del film”.
I carabinieri erano lì per attività di routine e hanno interloquito con gli organizzatori per sapere se c’era qualcuno delle istituzioni o autorità, in un’ottica di ordine e sicurezza pubblica. A noi – ha spiegato il colonnello Gabriele De Pascalis, comandante del Gruppo di Locri dei carabinieri – non interessa alcun elenco, soprattutto in una manifestazione che non aveva alcun rischio di ordine pubblico. Noi siamo sempre tra la gente e non vogliamo che l’accaduto venga strumentalizzato, specie in una vicenda triste e delicata come quella di Stefano Cucchi“.
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