24 Ottobre 2018

Scena drammatica nel ritrovamento di cinque scheletri a Pompei

Ritrovamento inaspettato, proprio lì dove le recenti scoperte hanno cambiato e aggiunto dettagli alla storia dell’eruzione e della città. Il ritrovamento di cinque scheletri a Pompei, nella casa dell’iscrizione, è la testimonianza di una scena fortemente drammatica, risalente alle ultime ore prima dell’eruzione.

Il ritrovamento di cinque scheletri a Pompei: ricostruzione drammatica

La scena che archeologi e tecnici si sono ritrovati davanti ai propri occhi è altamente drammatica, una testimonianza delle ultimissime ore vissute, prima del grande disastro dalla cittadina campana. Riaffiorano dunque molti dettagli relativi alla storia dell’eruzione e della città antica. Nello specifico è un’iscrizione in carboncino a supportare la teoria secondo cui la vera data dell’eruzione fosse a ottobre e non ad agosto come si è pensato finora. Risale a poche ore fa la notizia del ritrovamento, nello stesso luogo, di cinque persone. Probabilmente due donne e tre bambini, i quali secondo una prima ricostruzione si sarebbero rifugiati in una camera da letto nel tentativo di salvarsi dalla pioggia di lapilli.

La casa del giardino

Un luogo che ha tanto da dire, da far conoscere per aggiungere tasselli mancanti utili ad una ricostruzione sempre più dettagliata dell’evento. “Un ritrovamento scioccante – ha commentato il direttore del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osannama anche molto importante per la storia degli studi“. I cinque corpi ritrovati sono alcuni dei tanti fuggiaschi rimasti vittime dell’eruzione. Coloro i quali non sono riusciti a salvarsi e che alla fine hanno trovato una morte orribile.

Una morte orribile

Le due donne avevano anche messo un mobile contro la porta. – spiega Massimo Osanna, direttore del Parco archeologico di PompeiMa ogni loro tentativo è stato vano, il gruppo ha avuto una morte terribile, schiacciato dal crollo o bruciato dalla nube piroplastica arrivata subito dopo”.Tutti gli espedienti messi in atto dai fuggiaschi, si sono alla fine rivelati inutili e per quanto quella piccola stanza affacciata sull’atrio, avesse resistito, non lo ha fatto abbastanza tanto da metterli in salvo. “Si sono chiusi là dentro, sperando di farcela, quel luogo doveva sembrare loro sicuro” conclude l’archeologo.

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redazione

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