24 Ottobre 2018

Femminicidio di Giordana Di Stefano, il processo in Corte D’Appello

Si apre ufficialmente una nuova fase processuale per il femminicidio di Giordana Di Stefano, giovane donna e mamma strappata alla vita e alla sua bambina quando aveva solo 20 anni. A uccidere la ragazza è stato Antonio Luca Priolo con 48 coltellate, 7 di queste date al volto, dopo alla gola, al torace e all’addome. Il ragazzo dopo l’assassinio ha tentato una fugga all’estero, che si è conclusa qualche ora dopo a Milano.

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“Io sono Giordana”, storia di una donna strappata alla vita

Giordana Di Stefano è stata brutalmente uccisa il 6 ottobre del 2015 dal reo confesso Luca Priolo. I due ragazzi qualche giorno prima avevano festeggiato insieme il compleanno della bambina, nata quando Giordana aveva sedici anni. L’evento in questione, secondo la difesa dell’omicida, avrebbe dovuto confermare una riappacificazione in qualità di coppia per Giordana Di Stefano e Luca Priolo. Alla base del delitto, commesso dal ragazzo, vi sarebbero delle richieste di Priolo in merito all’affidamento della bambina, insieme al ritiro della denuncia per stalking che Giordana ha fatto nel 2013. Quest’ultimo dettaglio ha fatto sì che Priolo cercasse di giustificare il folle gesto come un atto di gelosia, scaturito da un raptus d’ira improvviso.

“Sono stato io”

È la mamma di Giordana, Vera Squadrito, a denunciare la scomparsa della figlia all’alba del 6 ottobre 2015, dopo non averla vista rincasare. Giordana però è stata trovata nel corso della mattinata a bordo della sua Audi, parcheggiata nella periferia di Nicolosi, paese in provincia di Catania. Luca Priolo è stato arrestato ore dopo a Milano, mentre cercava di scappare all’estero. Una volta fermato dalle autorità giudiziarie ha confessato: “Sono stato io“.

Luogo dove è stata trovata Giordana Di Stefano

Il processo in primo grado, svolto con rito abbreviato, si è concluso con la condanna di Luca Priolo a 30 di reclusione per omicidio volontario, per il quale sono stati riconosciuti le aggravanti della crudeltà, premeditazione e stalking (Per quest’ultimo reato il processo è in atto e la prossima udienza è stata fissata per il 28 febbraio 2019 ndr.).

Luca Priolo, inoltre, era risultato capace di intendere e volere dallo psichiatra Gaetano Sisalli e la psicologa Federica Di Fazio, che hanno effettuato la perizia in qualità di periti nominati dal Gup Rosa Alba Recupido. Tesi tra l’altro sostenuta anche dai consulenti della famiglia di Giordana Di Stefano, Maria Costanza e Giuseppe Catalfo, insieme a quello nominato dalla difesa nominata dal centro anti violenza Galatea, Francesco Spadaro.

Processo in Corte D’Assise d’Appello

Oggi si è tenuta la prima udienza in Corte D’Assise D’Appello presso il Tribunale di Catania, dove la difesa di Luca Priolo, sostenuta dall’avvocato Dario Riccioli, ha chiesto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale per l’espletamento di una perizia psichiatrica collegale. A discutere oggi è stato il Sostituto Procuratore Generale Sabrina Gambino, che ha chiesto la conferma della condanna della sentenza di primo grado e il rigetto dell’eccezione di illegittimità costituzionale avanzata dalla difesa di Priolo, relativa all’aggravante dello stalking.

In occasione della prossima udienza, che si terrà il 21 novembre, discuteranno l’avvocato della famiglia della vittima, Ignazio D’Anzuso, l’avvocato Mirella Viscuso dell’associale Galatea (Costituitasi parte civile nel processo ndr.) e in fine la difesa di Luca Priolo, sostenuta dal legale Dario Riccioli.

L’avvocato Mirella Viscuso ha dichiarato: “La difesa del centro antiviolenza Galatea sottolinea che la requisitoria del Procuratore Generale, ha approfondito nel dettaglio i punti significativi della sentenza di primo grado confutando le argomentazioni espresse dalla difesa del Priolo con i motivi di appello“.

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