17 Ottobre 2018
Prostituzione e riti voodoo, raccapricciante scoperta a Catania
La città di Catania nuovamente sotto il mirino della lente degli investigatori. Dopo il caso del Santone Capuana si parla di prostituzione e riti voodoo. Una scoperta raccapricciante che vedeva un giro d’affari importante, consolidato da minacce religiose.
Prostituzione e riti voodoo, analogie con il Santone Capuana?
Lo scorso anno la popolazione catanese era stata messa a dura prova con il caso relativo al Santone Capuana. Facciamo riferimento a presunti abusi sessali che delle ragazze minorenni avrebbero subito da Pietro Alfio Capuana, secondo quanto pubblicato dalla stampa locale. Le vittime sarebbero state adescate attraverso le sacerdotesse, persone fidate a cui era stato affidato il compito. Un caso diverso, ma affine, prevede un giro di prostituzione e riti voodoo a danno di ragazze, anche in questo caso, minorenni.
Vittime adescate prima della traversata?
Il fatto di cronaca racconta dei retroscena agghiaccianti. La scorsa 10 ottobre è stata posta in stato di fermo Joy Idahollsa, accusata di tratta di persone. Alla donna è contestata anche la transnazionalità del reato. Idahollsa adescava le sue vittime nel paese di origine, prima che questo venissero sottoposte a privazioni di ogni genere e forma di violenza. Secondo quanto è emerso dai rapporti della Polizia di Stato, in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catania, sembrerebbe che le vittime in questione sarebbero state sottoposte anche a riti religiosi esoterici. L’obbiettivo era quello di sfruttare le vittime, le quali sarebbero poi rientrare in un giro di prostituzione.
Spese di viaggio pari a 25.000
Le indagini sono scattate dopo il racconto di una delle vittime arrivata in Italia il 18 gennaio scorso. La ragazza in questione, ancora minorenne, ha riferito agli inquirenti di aver lasciato il paese a causa di una grave crisi economica in cui si trovava la sua famiglia. Successivamente le era stato proposto di raggiungere l’Italia grazie a un accordo stretto con una donna nigeriana di nome “Mama“, soprannome con cui veniva chiamata Joy Isahollsa. La donna, già residente in Italia, si sarebbe fatta carico delle spese del viaggio pari a 25.000 euro, somma che comunque le sarebbe stata restituita.
La vittima minorenne era incinta
A far saltare i piani della Mama e i suoi complici sarebbe stata la gravidanza della vittima in questione, scoperta attraverso il rito ju ju. La Mama avrebbe cercato di convincere la minorenne ad abortire in Libia con l’aiuto una persona di fiducia, dichiarandosi maggiorenne. Solo dopo avrebbe potuto raggiungere la donna nella nostra nazione.
La minorenne avendo capito di essere destinata a un giro di prostituzione decide di non consegnarsi alla Mama, raccontando tutto alla Polizia appena sbarcata. In questo frangente Joy Idahollsa cercava di intrattenere un rapporto gentile e amichevole con la sua vittima, raccontandole quali fossero state le spese che sarebbero state effettuate per farla giungere in Italia. Questo ha permesso agli inquirenti di concludere le indagini è di arrestare Mama il 10 ottobre nella sua abitazione, trasferita adesso nel carcere di Bergamo.