12 Ottobre 2018
Carenze uffici del lavoro: pochi gli addetti e quasi nessuno trova impiego
Quanti di voi sanno cosa succede all’interno di un centro per l’impiego? File inaudite, e una volta che si è davanti l’operatore, quello che accade è ancora peggio. Tra documenti richiesti, tra moduli da riempire e rimbalzi di sportelli di competenza, il più delle volte si esce con un nulla di fatto. Ma la storia non finisce qui.
Carenze uffici lavoro: vince la burocrazia
Il dietro le quinte, così come riportato dal Ilfattoquotidiano.it è paradossale, assurdo e grottesco. Dopo anni che è andato in disuso il classico tesserino da timbrare con file chilometriche e risse davanti i vari uffici del lavoro… il risultato è lo stesso. Chi trova lavoro è solo una minima percentuale, si parla del 3%. I disagi di chi cerca lavoro disperatamente sono enormi. Vince ancora una volta la burocrazia, quella che ha fatto scappare gli investitori stranieri dall’Italia e che è stata definita più dannosa della Mafia delle estorsioni.
In Germania il 20% trova lavoro
Secondo la storia degli operatori che sono stati ascoltati da Ilfattoquotidiano.it loro sono pochi. Emerge un numero di operatori che è di circa 8mila. Secondo loro sono pochi e servono assunzioni. Negli omologhi uffici tedeschi i dipendenti sono 110mila. Una enormità in più rispetto a quelli italiani. Questo poi si riflette nei numeri. Se in Germania il 20% trova un lavoro, in Italia solo il 3%. Le mansioni che gli operatori devono svolgere non si limitano solo alle “operazioni di sportello”, ma anche a leggere i curriculum, catalogarli e raffrontarli con le richieste delle aziende.
Dati povertà e disoccupazione sono discordanti
Le aziende anche qui non aiutano, le richieste di assunzioni sono veramente poche. Se le fonti Istat parlano di disoccupazione in aumento, nello stesso tempo parlano di povertà record dal 2005. Due dati che stridono tra loro. La domanda è la seguente: come questi operatori e gli uffici pronto impiego possano reggere all’impatto del reddito di cittadinanza? Arriveranno riforme e saranno potenziate le strutture pubbliche hanno detto più volte Tria, Salvini e Di Maio. E serve partire da questo, burocrazia snella, uffici efficienti senza operatori scansafatiche. Servono anche i soldi per il sociale, che i governi passati hanno sempre pian piano tolto. Ubi maior (dunque il deficit) iuvant, minor( parliamo di “fame”) cessat. Questo almeno è sempre stato il motto secondo il governi passati.